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Domani, dossieraggio: il giornale di De Benedetti nasconde la notizia

Paolo Ferrari
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Quanti sono attualmente i giornalisti a disposizione dei Servizi e di altri apparati dello Stato per diffondere notizie ed informazioni con il solo scopo di screditare o mettere in difficoltà politici non graditi? Numeri, ovviamente, è impossibile darne ma non sarebbero pochi. L’inchiesta della Procura di Perugia, caratterizzata peraltro da un’ennesima fuga di notizie che rischia di comprometterne gli esiti, al momento ha messo ancora una volta in evidenza l'esistenza di canali privilegiati fra uomini delle Istituzioni e giornalisti per veicolare fuori dai protocolli ufficiali comunicazioni riservate o coperte dal segreto.

La storia è nota: alcuni esiti degli accertamenti effettuati dall'ex maresciallo della Guardia di finanza Pasquale Striano distaccato presso la Direzione nazionale antimafia e che ufficialmente sarebbero dovuti servire a fini info-investigativi, come le segnalazioni di operazione sospette (Sos) nei confronti del ministro della Difesa Guido Crosetto, furono pubblicati lo scorso ottobre con grande risalto sul Domani.

Stranamente, però, il giornale di Carlo De Benedetti in questi giorni sta nascondendo la notizia circa gli sviluppi dell’indagine nata proprio dalla denuncia di Crosetto dopo la pubblicazione di tali atti. Gli investigatori, da quanto si è potuto apprendere, avrebbero accertato che Striano si sarebbe incontrato con il giornalista del Domani a ridosso dei giorni in cui quest’ultimo aveva pubblicato lo scoop. Da capire, quindi, se si sia trattato di una casualità o meno. Pare, infatti, che Striano fosse legato da un’amicizia risalente nel tempo con l’autore degli articoli incriminati.

 

In passato, come afferma il direttore dell’Unità Piero Sansonetti, i giornalisti che avevano rapporti con i Servizi o con i vari apparati dello Stato erano chiamati in modo dispregiativo 'buste gialle'. "Si riconoscevano perchè quando entravano in redazione tiravano fuori dall'interno della giacca o dalla tasca dei pantaloni una busta gialla con all'interno le 'veline' da pubblicare", ricorda Sansonetti.

Adesso con lo sviluppo tecnologico di carte nella classica busta giallo ministeriale ne girano meno trattandosi nella maggior parte dei casi di documenti che vengono fatti circolare con sistemi di messaggistica istantanea come whasttap, criptati e che mettono al riparo da intercettazioni.

In questo rapporto hanno tutti da guadagnare: il giornalista pubblica lo scoop e gli agenti dei Servizi o degli apparati dello Stato riescono a far uscire le informazioni d’interesse. Il tema è capire chi ci sia dietro i singoli operatori dei Servizi o delle Forze di polizia.

 

Difficile pensare, tornando alla vicenda Crosetto da cui è nato il caso, che l'ex maresciallo Striano possa aver messo a repentaglio la sua carriera professionale senza un motivo valido che, in ipotesi, potrebbe essere anche di carattere economico ad oggi però non riscontrato. Come è difficile immaginare che possa aver fatto tutto da solo come invece in queste si sta cercando di accreditare. Possibile che i capi di Striano non abbiano verificato cosa egli facesse durante il giorno? Striano si è difeso affermando che produceva dei report ma ciò sarebbe una aggravante in quanto certificherebbe che si possono effettuare accertamenti senza alcun limite, anche a carico del Presidente della Repubblica, come avrebbe detto interrogandolo la pm romana Antonia Giammaria.

Ad esempio, dove sono custoditi, a parte finire in prima pagina sul Domani, gli accertamenti che Striano ha effettuato? «Il mio assistito non ha mai fatto alcun dossier, ha sempre fatto il suo lavoro nel rispetto delle regole». A dirlo ieri all’Adnk è stato l’avvocato Massimo Clemente, difensore di Striano. «Siamo colpiti dal clamore che ha assunto questa vicenda. Abbiamo appreso dalla stampa che l'indagine dalla Procura di Roma è stata trasferita a quella di Perugia.

Davanti ai magistrati di piazzale Clodio», ha spiegato il penalista, «il mio assistito ha reso un interrogatorio dove ha fornito la sua versione dei fatti e non ha difficoltà a farlo nuovamente davanti ai pm di Perugia. Ora confidiamo che il lavoro della magistratura sia rapido per poter dimostrare che non ha commesso alcun reato: ha sempre svolto il suo compito con rigore, senso del dovere e non ha mai divulgato notizie a terzi. Il suo lavoro era investigare, lo fa da quasi trent’anni. Non ha mai usato le indagini per attività di dossieraggio».

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