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Milano, l'egiziano che ha aggredito 3 passanti? Ex scafista diventato integralista

Massimo Sanvito
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 Ma quale pazzo isolato... Ibrahim, l’egiziano clandestino 33enne che sabato a Milano ha aggredito tre passanti al grido di «Allah Akbar» mentre brandiva il Corano, avvolto in una tunica islamica, è stato arrestato e spedito a San Vittore dalla Digos per «incitamento alla violenza per motivi razziali, etnici, nazionali o religiosi». L’ipotesi di semplici «lesioni aggravate», per cui è stato denunciato a piede libero, è stata sorpassata. E vorrà pur dire qualcosa. I buonisti di sinistra ci hanno provato a derubricare l’episodio a una delle più classiche follia di strada di un soggetto alterato ma il castello di carte è presto caduto. L’uomo che nel pieno del conflitto israelo-palestinese, e a pochi passi dal corteo anti-ebraico ha preso a calci e pugni due italiani e un ecuadoriano (finito all’ospedale), non solo ha qualche precedente per reati legati all’immigrazione ma nel 2020 era anche stato espulso dall’Italia perché irregolare.

Uno dei tanti, troppi, immigrati accolti a braccia aperte nel nostro Paese da Pd e compagni: l’ennesima risorsa che risorsa non è. Non solo. Perché nei database delle forze dell’ordine risulta, a suo carico, un arresto nel 2014 a Pozzallo, uno dei porti siciliani più frequentati dai migranti. La causa? Veniva considerato uno scafista. Ma ciò non è bastato per il governo di centrosinistra dell’epoca per rispedirlo in Egitto. Tanto che, tre anni fa, il questore di Milano aveva firmato per lui un ordine di espulsione. Ibrahim, però, il nostro Paese lo ha mai lasciato? Lo scorso luglio, infatti, ben prima dei cinque anni previsti dal provvedimento, è stato fermato durante dei controlli a campione a Milano e dunque arrestato per la violazione della misura cui era stato sottoposto. Rimpatriato? Nemmeno per sogno. Giudicato per direttissima, se l’era cavata con l’obbligo di firma.

 

 

 

Seppur mai finito sotto la lente d’ingrandimento degli uomini della Digos che si occupano del monitoraggio costante degli ambienti islamici, moschee e non, a caccia di possibili estremisti, secondo la Questura di Milano ha mostrato «una certa ostilità nei confronti del mondo occidentale». Proseguono dunque le ricerche sui suoi trascorsi per rintracciare eventuali tracce di radicalizzazione. Non sembrerebbe un habitué delle moschee milanesi ma visti i tempi che corrono nulla può essere lasciato al caso. Ed è per questo che gli investigatori, in queste ore, stanno scavando a fondo. Oggi Ibrahim sarà processato per direttissima. Per la seconda volta. E non è escluso che a differenza del 2020 possano emergere nuovi particolari, anche legati alla religione. Infuria, inevitabile, la polemica politica. «Ma con tutti questi sostenitori di Hamas, spesso arabi violenti e con precedenti, islamici ed ex terroristi brigatisti italiani, che autunno sarà per la nostra città? Farà molto “caldo” dal punto di vista della tensione e del pericolo? Ci si dovrà preparare al peggio? Nonostante tutte queste situazioni allarmanti, il sindaco Sala continua a non partecipare e manifestare la propria solidarietà nei confronti del povero popolo di Israele...», commenta il deputato Fdi Riccardo De Corato. 

 

 

 

 

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