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Bologna, la torre rischia di crollare: il Pd? Tre anni solo per scegliere la malta

Simona Pletto
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Quattro anni per scegliere una malta. Un ritardo clamoroso, quello che si è preso il Pd di Bologna per rimediare ai pericolosi mali della torre Garisenda. Un monumento simbolo del capoluogo emiliano, che rischiava allora, e rischia ora più che mai, di crollare. Sì, perché mentre il pool di esperti del Comitato tecnico scientifico voluto nel 2019 dall’Amministrazione comunale, studiava come valutare le modalità di intervento per preservare l’integrità nel tempo della torre, quest’ultima si preparava a fare una inaspettata torsione a sud (prima era ad est) verso la vicina torre degli Asinelli, a cui oggi ancora non si sa come porre rimedio. Come del resto ancora non si sa di preciso la causa delle recenti oscillazioni che da qualche settimana ne hanno mutano la pendenza.

 


Nonostante gli amministratori di sinistra continuino a ripetere che la Garisenda è sempre stata monitorata, e che si è fatto tutto ciò che si doveva fare, in realtà è sotto gli occhi di tutti che si è perso tempo. Tanto. E la scelta della malta ne è un esempio. Un materiale che doveva essere inserito all’interno del basamento per rafforzarlo, per riempire cioè i vuoti presenti all’interno del “sacco” della base della torre. D’accordo sull’importanza di testare i materiali e le eventuali reazioni, ma i tempi biblici presi per questa opera, fra l’altro rimasta incompiuta, appaiono davvero inspiegabili.

 

 

Tentennamenti a parte, qualcosa per la Garisenda in realtà è stato fatto: nel 2020, quando ancora guidava palazzo d’Accursio il sindaco Virginio Merola, sono state messe intorno alla torre cinture in acciaio ad alta resistenza che funzionano come un “busto”.
Inoltre sono state installate catene perimetrali in acciaio inox. Peccato però che proprio quell’intervento voluto da Merola, sia già stato duramente criticato da Amedeo Bellini, architetto milanese chiamato a far parte del nuovo Comitato scientifico per la torre. «I mali della Garisenda sono peggiorati dopo la cerchiatura», sostiene l’architetto. «È da quel momento che hanno iniziato a registrarsi quei movimenti anomali che hanno poi spinto la Soprintendenza a dare l’allarme. E il Comune a chiudere tutto a tempo indeterminato». Insomma, la colpa, secondo il membro del Comitato scientifico passato da 4 a 12 esperti, sarebbe di Merola. «Calma e gesso» ha commentato l’ex sindaco di sinistra di Bologna chiamato in causa, e attento a non urtare gli umori di casa Pd e che sulle dichiarazioni di Bellini risponde: «Preferisco non intervenire sull’argomento». «L’abbiamo sempre monitorata», tornando sulla torre, «ora siamo in attesa di capire se ci sono guai ulteriori». Lo dirà, si spera, la relazione che verrà presentata il 20 novembre dai tecnici del Comitato. «Io sto studiando tutte le carte da settimane», confida Raffaella Bruni, già dirigente di lungo corso del Comune, in pensione dal 2020, chiamata ora da Lepore a guidare il Comitato per il restauro della torre.

 

Possibile che si siano persi 4 anni per scegliere una malta? «Guardi quella malta è destinata al basamento di una torre che pende, lei capisce la delicatezza... Occorre provare le reazioni della selenite, poi sono stati coinvolti diversi organi, tra cui istituti per il restauro». Bruni ha evidenziato come già qualche anno fa si era pensato a un sistema di sostegno per la Garisenda, con l’installazione di uno o due tralicci, ma il complesso progetto rimase solo sulla carta. «Non credo che il Comitato l’adotterà come soluzione», aggiunge, «perché oggi la pendenza è cambiata. Ad ogni modo dobbiamo aspettare la relazione del Comitato scientifico per iniziare a capire come ci si muoverà. Occorre prima di tutto capire il perché di questa nuova torsione e da lì partire. Se siamo preoccupati? Le posso garantire che c’è grande attenzione. Dobbiamo fare di tutto per tenere su quella torre».

 

L’amministrazione comunale oggi è corsa ai ripari transennando la zona ai piedi delle torri, per mettere fine alle vibrazioni dovute al passaggio dei mezzi tra cui gli autobus, stravolgendo così la viabilità nel centro di Bologna. I lavori alla Garisenda, il sindaco Lepore lo ha già annunciato, dureranno anni. E causeranno inevitabilmente pesanti ripercussioni all’indotto economico bolognese, vista anche l’attrazione turistica delle torri ora isolate. Milioni buttati al vento, inclusi gli incassi di negozianti, baristi e ristoratori. «Da tempo chiediamo chiarimenti sullo stato di salute della torre, ma siamo sempre stati ignorati», lamenta Marco Lisei, deputato bolognese di FdI. E sulla recente polemica lanciata dall’architetto: «Se gli errori siano il frutto dell’operato di Merola o di Lepore poco importa, è una faida che lasciamo a loro. Oggi abbiamo solo una certezza: il Partito democratico ha sottovalutato la situazione e ci ha portato alla chiusura totale dell’area». Sperando di fermarci qui e che la torre non crolli.

 

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