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Filippo Turetta, il sospetto di Gino ed Elena Cecchettin: vuole passare per pazzo?

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Nella famiglia di Giulia Cecchettin stanno maturando un terribile sospetto su Filippo Turetta, l'ex fidanzato che ha ucciso la 22enne di Vigonovo prima di scappare in Germania. Il ragazzo oggi è in carcere a Verona e secondo Gino ed Elena, il papà e la sorella maggiore di Giulia in prima fila nella battaglia culturale contro la violenza sulle donne, potrebbe puntare sull'infermità mentale per ottenere uno sconto di pena. Strategia difensiva purtroppo "classica", in questi casi. 

"Se Turetta vuole farsi passare per pazzo prima dovrà incontrare anche i nostri periti", sono le parole pronunciate da Stefano Tigani, avvocato di Gino Cecchettin. Poche, stringate, ma significative. Dopo l'orrore e il dramma di aver perso una figlia e una sorella, la famiglia potrebbe ritrovarsi a dover combattere la più pietosa delle guerre in tribunale. Nessuno nella cerchia della giovane vittima crede nella tesi del "raptus", il momento di obnubilamento temporaneo che avrebbe portato Turetta a ucciderla. 

 

 



Molti indizi, va detto, sembrano far propendere per la premeditazione, a partire dalla presenza di un coltello in auto, arma dell'omicidio, dello scotch e dei sacchi in cui è stato poi rinchiuso il cadavere scaricato in un canalone vicino al lago di Barcis, in Friuli Venezia Giulia, la notte tra sabato 11 e domenica 12 novembre, fino alla stessa fuga in Germania, durata una settimana. Davanti ai magistrati veronesi, Turetta assistito dall'avvocato Giovanni Caruso ha sì confessato l'omicidio ma avrebbe anche spiegato di dover fare chiarezza su quanto accaduto in quei tragici minuti dell'aggressione. "Devo ricostruire nella memoria le mie emozioni", la formula utilizzata dal ragazzo, evidente segnale della strada imboccata dalla difesa, il vizio di mente.

 

 

 

Anche per questo motivo, gli avvocati dei Cecchettin stanno ipotizzando una nuova aggravante a carico dell'ex fidanzato di Giulia, quella di stalking. Turetta, spiega il legale Nicodemo Gentile, avvocato di Elena, "ha dimostrato di essere un molestatore assillante: il suo comportamento, come sta emergendo da più elementi da noi già raccolti, è connotato da plurime e reiterate condotte che descrivono 'fame di possesso' verso Giulia. Filippo aveva messo in atto un assedio psicologico che aveva provocato nella ragazza uno stato di disorientamento e di importante ansia. Un uso padronale del rapporto che ha spinto Turetta prima a perpetrare reiterate azioni di molestie e controllo, anche tramite chiamate e messaggi incessanti, e poi, in ultimo l’omicidio, al fine di gratificare la sua volontà persecutoria".

 

 

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