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Telecamere nei cassonetti: cosa accadrà mentre buttate la spazzatura

Luca Puccini
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Furbetti dei cassonetti, il Grande Fratello vi guarda. Sì, proprio voi: che la differenziata la fate quando vi ricordate (se vi ricordate); che buttate la monnezza dove capita, magari dove il furgoncino della raccolta manco passa; che fate di tutto un sacchetto un fascio, carta e plastica e umido assieme, nonostante le norme, i divieti, gli appelli delle amministrazioni (di tutte) perché, al netto della deriva talebana dell’ambientalismo dell’ultima ora, è vero che per avere un mondo più pulito basta poco. Bastano i piccoli gesti di ogni giorno.

Ecco, voi: irriducibili della cicca di sigaretta lanciata dal balcone e oltranzisti del massì-butta-qui-che-tanto-chi-se-ne-accorge? Se ne accorgono le telecamere. Centinaia e centinaia di occhi elettronici istallati in mezza Italia (e nell’altra metà) per scovarvi. Per individuarvi. Per mandarvi a casa una multa. È la lotta (tecnologica) agli incivili dei rifiuti facili.

IL CASO IN LIGURIA - Prendete Genova. Hanno un problema, a Genova. Anzi, ne hanno 2.604 (e giusto nei primi dieci mesi dell’anno): tante sono le contravvenzione emesse da gennaio a ottobre in tema di immondizia non smaltita come si dovrebbe. Duecento in più del 2022 (dato poco incoraggiante) e 1.539 a carico di fumatori pizzicati a gettare il mozzicone a terra.

 

 

Per questo a Genova stanno arrivando i cassonetti intelligenti. Ma non quelli standard, quelli che sono già una realtà in tantissime città italiane, che li puoi aprire solo con una tessera magnetica così il Comune è sicuro circa chili adopera. No. I cassonetti hi-tech di Genova (ne verranno posizionati 12mila in due anni, i primi tra poche settimane e nei quartieri in cui l’emergenza è più alta) saranno dotati di una telecamera interna.

Che controllerà non solo chi butta, ma anche cosa. Che, in tempo reale, sarà in grado di capire se i rifiuti lasciati sono conformi alle indicazioni (la lattina di birra vuota da una parte, il cartone del delivery dall’altra) e se verranno commessi reati, perché ci sono anche i reati, come l’abbandono dei rifiuti pericolosi.

«Le telecamere verranno montate dentro, come uno spioncino della porta di casa», racconta Giovanni Battista Raggi, che è il presidente di Amiu, l’Azienda multiservizi e dell’igiene urbana nel capoluogo ligure: «Sono così piccole che, a parte una ghiera scura, quasi non si vedono. Grazie a un upgrade i cassonetti smart riusciranno a far vedere se davanti a loro è pulito e, in caso contrario, a mandare una squadra». Tra l’altro serviranno persino a monitorare quel che avviene sulla strada: cioè potranno addirittura riprendere un eventuale furto, o un altrettanto eventuale aggressione, o un eventuale quel che è.

 

 

Attenzione, però. Perché a Genova stanno facendo il passettino in più, ma di telecamere e sistemi di ripresa, attorno alle isole ecologiche, ne siamo già pieni. E ne abbiamo sempre di più. Praticamente ovunque. Ad Alcamo, nel Trapanese, è stato affidato la settima scorsa un appalto di 119mila euro per un sistema di telecamere che avrà lo scopo di cogliere con le dita nella marmellata (o nella monnezza) chi abbandona i rifiuti.

A Pordenone, a fine novembre, il Comune ha acquistato un nuovo servizio di multi-sorveglianza compreso di cinque postazioni mobili che identificano chi lascia i rifiuti in posti in cui non dovrebbe oppure in orari in cui non dovrebbe o in giornate in cui non dovrebbe. A Livorno i cestini pubblici (che non sono cassonetti) verranno dotati di telecamere, con una spesa di circa 250mila euro, perché troppo spesso vengono impiegati a mo’ di discarica a cielo aperto. Monza, Venezia, Lecco, Grosseto, Rimini: nelle ultime settimane è la corsa alle telecamere, dove ce n’erano già (e vengono aumentate) e dove arrivano per la prima volta.

IL NODO PRIVACY - Il concetto cambia poco. Cambia, semmai, che il Big Brother poco orwelliano e molto efficiente contro i furbetti dei cassonetti funziona. Sulla strada Paullese di Crema, in Lombardia, nelle piazzole e negli slarghi, quattordici chilometri di super e una rete di telecamere installate a ottobre e attive da poco meno di un mese, sono riusciti a far calare di un terzo la monnezza recuperata. A inizio novembre raccoglievano 3,4 quintali di sporcizia, oggi solo 200 chilogrammi. C’è il nodo della privacy, a dirla tutta. E cioè che un conto è riprendere chi lorda il quartiere e un altro sono i dati personali chele telecamere, inevitabilmente, raccolgono. A settembre un Comune siciliano è stato sanzionato con una multa di 45mila euro dal Garante: non perché non potesse istallare le telecamere, ma perché non aveva adeguatamente avvertito i suoi cittadini che lo stava facendo.

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