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Cadore, va scalzo in montagna: follia di un tedesco, come va a finire

Claudia Osmetti
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Un picco di caldo, anche se è Natale, anche se c’è la neve, anche se lassù, in quota, in montagna, dicembre non perdona. Rifugio Lavaredo, Auronzo di Cadore, Belluno. Il 25 dicembre un turista tedesco di 30 anni sta facendo una camminata. A un certo punto si toglie le scarpe e le lega allo zaino: forse le temperature, forse ha male ai piedi, forse vai a sapere. Fatto sta che la neve è fresca e lui, invece di fermarsi, continua a solcarla. Con solo i calzettoni infilati. Quando decide di rimettere gli scarponcini si accorge che ne ha perso uno. Torna indietro, lo cerca. Niente.

È l’inizio di un incubo e anche un po’ di una brutta disavventura, dovuta all’imprudenza e alla disattenzione, probabilmente alla sciatteria. Tutte cose che in montagna non sono d’aiuto. Anzi. Devono andare a riprenderlo, questo 30enne teutonico finito sui monti e senza scarpe, questo turista poco accorto: per recuperarlo partono in sette.

 

 

 

Sette tecnici del Soccorso alpino di Auronzo, qualche agente della Guardia di finanza di Misurina, addirittura un elicottero, del Suem, il Servizio sanitario d’urgenza, di Pieve di Cadore, che devia sulle Tre cime e lo individua. Lì. In mezzo al manto bianco, scintillante, nevoso, della cresta più alta. Un equipe medica e un tecnico dell’elisoccorso lo imbragano, lo trasportano fino a una piazzola: ha in corso un principio di assideramento, deve andare all’ospedale, deve essere curato.

 

 

 

Chissà se pagherà per il chopper giallo, per quel volo che si sarebbe potuto risparmiare, se solo ci fosse stato un briciolo di coscienza in più, di attenzione in più. A fine anno. Scalzo. Sulla neve. In quota. Durante quelle Feste che uno non ci pensa, non ci fa mai caso, ma-figurati-se. E, invece, in provincia di Trento due escursionisti stranieri (una donna di origini ucraine e un uomo polacco) sono trasportati anche loro con l’elisoccorso all’ospedale Santa Chiara dopo essere scivolati per centinaia di metri lungo il canale Joel gruppo Sella Pordoi, che generalmente è utilizzato per lo ripido dai freerider. Invece un uomo di 41 ha perso la vita, travolto da una valanga, a Vallaccia, a 2.250 metri d’altezza, a Livigno, in provincia di Sondrio, in Valtellina: un distacco di neve lo ha travolta, pure lui in prossimità di un canale impervio. Per cercare di aiutarlo, un altro elisoccorso, questa volta non è riuscito a fare molto. Sono alcune delle tragedie di questi giorni, del fine settimana di Natale. La prudenza, in montagna, in qualsiasi periodo dell’anno, troppa non lo è mai.

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