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Pompei, la maledizione: rubano un reperto? Ecco che fine hanno fatto

Alessandro Dell'Orto
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Che Amedeo Maiuri - nato a Veroli (Frosinone) il 7 gennaio 1886 e morto a Napoli il 7 aprile 1963- sia stato uno dei più grandi archeologi italiani è certificato dalla storia, ma che probabilmente sia stato anche l’inventore del più efficace e utile antifurto di reperti antichi lo stiamo scoprendo solo oggi. Sì, perché secondo una diceria (mai documentata, ma tramandata di generazione in generazione e ora ben conosciuta anche all’estero) sarebbe stato proprio lui - storico direttore degli scavi di Ercolano e Pompei dal 1924 al 1961 -, un giorno, a lanciare un minaccioso anatema iettatorio contro chi trafugava pezzi dal sito più famoso del mondo: chiunque dal quel momento avesse rubato un frammento dell’antica città romana avrebbe passato sette anni di guai.

Che fosse una battuta, un gioco o l’invenzione di qualcuno non lo sapremo mai, però i risultati sono ben chiari: ogni settimana all’ufficio della Soprintendenza (e a volte pure al Comune) arrivano pacchetti che contengono sassi, frattaglie di affreschi e tessere di mosaico trafugati e restituiti. Con tanto di scuse. Il motivo? I furti hanno portato sfiga, o almeno così credono i ladri.

 

 

«ACCETTATE LE SCUSE» - L’ultimo episodio è di pochi giorni fa, quando il direttore del Parco archeologico, Gabriel Zuchtriegel, ha ricevuto una strana missiva dall’estero. All’interno piccoli reperti di pietre pomici e una lettera in inglese: «Non sapevo della maledizione. Non sapevo che non avrei dovuto prendere delle pietre. Nel giro di un anno mi sono accorta del cancro. Sono giovane e in salute e i medici dicono che è solo “sfortuna”. Per favore accetti le mie scuse e questi pezzi. Mi dispiace». Zuchtriegel, che ha pubblicato su X (l’ex Twitter) la foto di quanto ricevuto, ha risposto sui social: «Cara anonima mittente di questa lettera...le pietre di pomice sono arrivate a Pompei... Ora buona fortuna per il tuo futuro. In bocca al lupo».

I casi come questi sono tanti, tantissimi e nel 2020 se ne è occupato anche il quotidiano inglese The Guardian per raccontare la storia di Nicole, una canadese. La donna ha inviato a un agente di viaggio di Pompei un pacco contenente due tessere di mosaico, parti di un’anfora e un pezzo di ceramica, insieme con una confessione. Nicole, che nel 2005 aveva poco più di vent’anni quando ha visitato il parco archeologico, ha incolpato proprio quel furto per spiegare una serie di disgrazie subite negli anni successivi. «Per favore, riprendeteli, portano sfortuna - ha scritto - Ora ho 36 anni e ho avuto due volte il cancro al seno. L’ultima volta si è conclusa con una doppia mastectomia. In più ho avuto problemi finanziari. Siamo brave persone e non voglio trasmettere questa maledizione alla mia famiglia o ai miei figli». Nicole, ma non solo. Nello stesso pacchetto c’era anche il pentimento di una coppia, sempre canadese, con allegate alcune pietre rubate nel sito nel 2005.

 

 

«Li abbiamo presi senza pensare al dolore e alla sofferenza che queste povere anime hanno vissuto durante l’eruzione del Vesuvio e alla loro terribile morte - hanno scritto - Siamo spiacenti, per favore perdonaci per aver fatto questa scelta terribile. Possano le loro anime riposare in pace».

IN VENDITA SU EBAY - A spingere i turisti- soprattutto stranieri di Stati Uniti, Inghilterra e Australia - al furto sono la stupidità e l’idea di portarsi a casa souvenir speciali, trofei dei quali non se ne faranno niente (a parte un idiota che nel 2015 ha cercato inutilmente di vendere su eBay un mattone prelevato dalle rovine), ma che secondo loro valorizzano chissà come le abitazioni. Poi, quando scoprono della maledizione (o collegano le proprie sfighe alla ruberia), si affrettano a rispedire tutto a Pompei: i casi sono così numerosi che qualche anno fa è stata allestita addirittura una mostra. «Abbiamo risposto alla signora che ci ha scritto perché la sua lettera è molto toccante, ma lo ricordo: trafugare beni nei siti archeologici è un reato e noi dobbiamo denunciare tutto alle autorità ha spiegato Gabriel Zuchtriegel alla tv- Vigiliamo anche con un sistema di video-sorveglianza, ma il sito è grande e spesso qualcosa sfugge». Per fortuna, però, che per quei casi c’è l’infallibile “antifurto Maiuri”.

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