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Roberto Formigoni: ecco perché serve una seria riforma della sanità

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Roberto Formigoni
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Chiariamo subito una falsità: non è vero che il governo attuale abbia diminuito i fondi per la sanità, li ha leggermente aumentati. Questo non toglie che la situazione rimanga difficile, e una riforma sanitaria profonda, a livello nazionale, è ormai urgente. Come sempre partiamo dai dati: la spesa sanitaria delle famiglie italiane è aumentata anche nel 2022, il che non dovrebbe essere perché sulla carta il servizio sanitario nazionale è gratuito per tutti. Ogni famiglia ha speso in media per la salute 1.362 euro, cioè oltre il 64% in più rispetto all’anno precedente, che sale al 100% nelle regioni del centro-sud. In totale gli italiani hanno speso 37 miliardi di euro per interventi e cure che il servizio sanitario nazionale non è riuscito a garantire. Ma il dato più preoccupante è che 4,2 milioni di famiglie, cioè oltre il 16% del totale, hanno limitato le spese per curarsi, causa la scarsità delle loro risorse. E sono due milioni i cittadini che hanno del tutto rinunciato a prestazioni sanitarie per ragioni economiche.

Va aggiunto che c’è chi rinuncia a visite specialistiche ed esami diagnostici, pur avendone bisogno, anche per difficoltà di accesso a causa dei tempi troppo lunghi di attesa, un malfunzionamento del sistema che sta aumentando. Queste sono le dimensioni, invero preoccupanti, della povertà sanitaria in Italia, ancora più preoccupanti visto che colpisce sempre più una popolazione anziana e già in sofferenza su diversi fronti. Una povertà sanitaria in aumento al pari della povertà assoluta, passata in un anno dal 7,7% all’8,5%. I dati totali della spesa sanitaria in Italia sono questi: 130,3 miliardi di spesa pubblica (il 75,9%), 37 miliardi, come già detto, di spesa privata (il 21,4%) cui vanno aggiunti quasi 5 miliardi per fondi sanitari e assicurazioni. Si tratta quindi di una spesa ingente, comunque inferiore a quella di molti paesi europei, che pesa sui bilanci pubblici e privati, e tuttavia insufficiente.

 

 

 

A questo si aggiunga una carenza grave di medici e infermieri, che è aumentata dopo il Covid, e che costringe molto personale sanitario a turni spesso pesanti o molto pesanti di lavoro extra, che non può più essere protratto visto che è da anni che tale extralavoro è aumentato. Alcune regioni stanno correndo ai ripari assumendo medici e infermieri dall’estero, e il governo ha finalmente tolto il numero chiuso alle facoltà di medicina, assurdamente tenuto per nove anni dai governi precedenti. Soluzioni inevitabili ma che non possono essere quelle definitive. Ecco perché occorre una riforma complessiva, coraggiosa, innovatrice. È ora che gli esperti, le associazioni, i professionisti si impegnino a sistematizzare proposte. E che il governo iscriva il tema nella sua agenda di lavoro. 

 

 

 

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