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Saman Abbas uccisa da sua madre? L'ultima pista sul caso di Reggio Emilia

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Oltre 600 pagine di motivazioni: questa la mole di lavoro prodotta della Corte d’Assise di Reggio Emilia per spiegare le responsabilità dei genitori e dello zio di Saman Abbas, la giovane pachistana uccisa la notte tra il 30 aprile e il primo maggio 2021. I due parenti più stretti sono stati condannati all'ergastolo, mentre lo zio dovrà scontare 16 anni di carcere. 

L'impianto accusatori della Procura di Reggio Emilia è stato completamente stravolto e la Corte ha fornito una chiave di lettura diversa sia in fase di esecuzione dell'omicidio, sia per il movente che quindi modifica le aggravanti. La premeditazione viene ridimensionata, accantonando lo scavo della buca: i genitori avrebbero deciso di ucciderla di comune accordo con lo zio pochi minuti prima del delitto. "Anzitutto il fatto che gli imputati Abbas Shabbar e Shaheen Nazia abbiano letteralmente accompagnato la figlia a morire". E questo per spiegare come possa dirsi "indiziariamente accertata la comune volontà degli imputati di commettere l'omicidio della loro stessa figlia, la presenza di entrambi sul luogo del delitto, e il comprovato apporto fornito alla realizzazione dell'evento.

 

 

Dalle motivazioni emergerebbe però che il Tribunale non sia riuscito a determinare con certezza chi sia stato l'esecutore materiale del delitto. Eppure, emergerebbe che potrebbe essere stata proprio la madre della ragazza a causa "delle movenze e il contegno dei due, ripresi dalle telecamere del casolare di Novellara". La madre, "in modo fermo e determinato, blocca con un gesto risoluto il marito, e si inoltra sulla carraia con Saman, per quel minuto che non consente di escludere sia stata lei l’esecutrice materiale". Il marito, "si mostra tormentato, assumendo atteggiamenti che danno conto della drammaticità di ciò che sta accadendo, ma lui resta ad osservare, senza far nulla". Un segno che potrebbe essere stata la donna a compiere il delitto.

 

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