Cerca
Logo
Cerca
+

Domenico Scarcella, nella casa dell'85enne un albanese già espulso

Serenella Bettin
  • a
  • a
  • a

Uno è un fantasma, senza fissa dimora. L’altro era già stato espulso dall’Italia ma qui vi è rientrato clandestinamente. Funziona così, quì dove tutti possono entrare e tutti possono uscire e rientrare di nuovo. Le persone di cui stiamo parlando, sono i due albanesi di 26 e 27 anni che, la sera del 27 aprile scorso, hanno rapinato l’anziano di 85 anni, l’ex finanziere Domenico Scarcella.

Per riassumere la vicenda: erano all’incirca le nove e mezza di sera. Domenico, in paese conosciuto come Mimmo, ex maresciallo della guardia di finanza ora in pensione, era a casa a letto, nella sua villetta in via Longuelo a Bergamo, dove vive con la moglie. Anzi, a dir la verità, come ci ha raccontato lui, si era coricato per guardare la partita Lazio - Verona, solo che siccome era troppo stanco, aveva preso sonno. I due banditi entrano dalla portafinestra sul retro. Forzandola con un piede di porco. L’allarme della abitazione non è inserito. Le luci dentro la casa sono accese, la moglie infatti è al piano di sotto che legge, ma i due rapinatori, noncuranti del fatto che in casa ci fosse qualcuno e senza scrupoli, fanno irruzione.

 

 

 

LA CASA

La casa è una villetta a schiera su due piani. E Domenico si ritrova i banditi in camera. Viene svegliato di soprassalto. Il cuore gli sale in gola. Comincia a sudare freddo. I due lo intimano di consegnare i soldi. Ma Domenico in casa ha solo il suo borsello. Dice loro: «I soldi sono lì, ecco non vi basta? Che altro volete ancora?». Ma i due niente. Non demordono. Insistono. Lo strattonano. Lo prendono per il bavero del pigiama. I due sono incappucciati, vestiti di nero, con il passamontagna e uno dei due tiene in mano qualcosa. È buio, Domenico ha paura ed è lì che estrae l’arma. Una revolver calibro 38, regolarmente detenuta.

La pistola è sotto al cuscino, Domenico la tiene lì da quando è nato il suo nipotino. A quel punto spara un colpo. Il colpo rimbalza accanto al soffitto e ferisce di striscio il 26enne. I due scappano e l’albanese ferito, V.P. queste le sue iniziali, chiama il 118. Non è grave ma viene portato ugualmente in pronto soccorso all’ospedale Papa Giovanni XXIII. Nel frattempo, il suo socio, quello di 27 anni, M.J., queste le sue iniziali, scappa. I carabinieri lo rintracciano il giorno dopo in un appartamento. E quando lo trovano, lui si butta da una finestra del secondo piano e fugge in mutande dal retro. Gli agenti della polizia riescono a prenderlo. E infatti ora, oltre all’accusa di rapina aggravata, su di lui pende anche quella di resistenza a pubblico ufficiale. Da qui si apre il processo, quello mediatico verso il finanziere. E quello giuridico: Domenico viene indagato per lesioni. E i due vengono arrestati per rapina aggravata. I banditi sono due albanesi che condividevano un appartamento con alcuni “amici” a duecento metri da casa dell’ex finanziere. Domenico quella sera non li ha visti. Erano incappucciati e in più era buio.

 

 

 

CURRICULUM

Il 26 enne ferito, nullafacente. Clandestino. Senza fissa dimora. «Giunto in Italia da poco- riferiscono fonti a Libero - era in una posizione ancora da valutare, non aveva ancora il permesso di soggiorno». Il 27 enne invece era già stato espulso dall’Italia per reati contro il patrimonio. Un decreto di espulsione lo aveva colpito tre anni fa. Riportato in Albania, qui poi era rientrato clandestinamente. Anche lui senza fissa dimora. E con precedenti penali a carico per furto.

«Qua funziona così - sbotta Domenico che ricontattiamo al telefono - tutti vengono e nessuno li rimanda indietro. Fanno finta, e siamo sempre punto e a capo: ognuno fa quello che vuole. Li mettono sul treno e poi questi tornano indietro. Del resto siamo in Italia. Ora a me hanno detto che manderanno l’avviso di garanzia. Ma lei che avrebbe fatto? Io mi sono difeso. Se avessi voluto li avrei colpiti. Sono anziano, ma so mirare. Di sicuro se c’era il mio nipotino... Guardi tutte le persone per bene, mi creda, dovrebbero avere un’arma. Perché ora dobbiamo difenderci da questi delinquenti».

 

 

 

Dai blog