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Torino, la preside Pd non manda i disabili in gita. Valditara all'attacco

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Dopo le polemiche per le parole (travisate) di Roberto Vannacci, la disabilità a scuola torna al centro del dibattito politico. A riportarcela è una scuola del centro di Torino, la secondaria Italo Calvino che fa parte dell’Istituto comprensorio Niccolò Tommaseo. La storia, che alcuni genitori hanno raccontato a La Stampa, è la seguente: una classe partecipa a un concorso per la creazione di podcast, il premio è una gita a Milano nella redazione di Radio 24, emittente del gruppo Sole24Ore. 

Per una questione di capienza, però, non tutti gli alunni possono partecipare. Si procede così a una selezione fatta sul “merito”, che si traduce così: a Milano ci vanno solo i quindici studenti che hanno almeno la media dell’8 al termine del primo quadrimestre. Solo che a restare esclusi sono tutti alunni con difficoltà certificate. Sono otto e tra questi due sono studenti con disturbi dell’apprendimento, uno è ipovedente e uno disgrafico. Informati della selezione alcuni genitori (non solo quelli degli esclusi) non ci stanno, chiamano il giornale di Torino e raccontano la storia. A loro volta gli altri genitori criticano la scelta di rivolgersi al giornale e chiedono la convocazione di un’assemblea di classe per discutere dell’accaduto e difendere la scelta dei docenti.

 

Scritta così sembra una barzelletta. Purtroppo non lo è. Il primo a intervenire sulla vicenda è il ministro per l’Istruzione e il Merito, Giuseppe Valditara, che in una nota fa sapere che «la scelta di non coinvolgere alunni con disabilità nella gita didattica organizzata dall’Istituto Tommaseo non è condivisibile. Il merito a cui noi puntiamo - sottolinea il ministro non ha come riferimento la media aritmetica in pagella, ma l’impegno e la costanza nel realizzare i propri personali talenti. Se poi la scelta di ridurre a soli 15 studenti gli ammessi alla visita è stata fatta dalla struttura ospitante conclude Valditara - credo che si potesse chiedere e ottenere un’eccezione facendo riferimento alla necessità di una didattica inclusiva».

Il caso, intanto, deflagra, anche perché a capo dell’Istituto c’è una nostra vecchia conoscenza: Lorenza Patriarca, consigliere comunale del Pd, che nel marzo 2023 si era distinta per aver aderito alla campagna contro il governo Meloni, in quei giorni accusato di essere il “mandante” del naufragio di Cutro. La protesta consisteva nell’indossare una fascia bianca: cosa che la preside fece fare ai bimbi delle medie.

Contattata, la preside scarica la responsabilità della vicenda sul consiglio di classe che «nella sua autonomia ha ritenuto di scegliere sulla base del merito riferito ai risultati scolastici di almeno 7 e 8 e assenza di note disciplinari, impegno e interesse inclusi perché in una classe che lavora per progetti la valutazione tiene necessariamente conto della partecipazione attiva dei ragazzi». Poi, dopo aver elencato il numero di disabili presenti nella struttura e tutte le attività ad essi dedicate, spiega che per quanto riguarda uno studente con disabilità escluso «la docente di sostegno ha valutato con il consiglio di classe che la gita per lui non fosse utile e che gli avrebbe creato solo dello stress».

 

Una giustificazione, quest’ultima, che sicuramente avrà i suoi fondamenti, ma che stride con le polemiche scatenate solo pochi giorni fa dalle dichiarazioni di Vannacci che, in sostanza, dicevano la stessa cosa: e cioè che non sempre è educativo che i ragazzi disabili e quelli normodotati facciano le stesse attività. Nel caso del generale, però, si scomodarono i soliti epiteti: fascista, omofobo, razzista. In questo caso, invece, tutto sembra normale. Nessuno del Pd torinese o nazionale ha sentito il bisogno di criticare la scelta della scuola; nessuna delle associazioni per disabili orientate a sinistra ha valutato l’opportunità di vergare comunicati indignati contro la preside o le insegnanti. Niente. Tutto normale. E dire che il motto della scuola torinese è “Tutti diversi, tutti speciali, tutti insieme”. E qui verrebbe da aggiungere: “ma se hai la media del 7 o dell’8 lo sei un po’ di più”.

Chi invece si è indignato è stato il deputato leghista Rossano Sasso, che definisce «agghiacciante» la scelta fatta dalla scuola e annuncia la presentazione di «un’interrogazione per approfondire la questione».

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