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Liguria, Paolo Emilio Signorini? L'ex direttore del Porto fregato dal vizio del lusso

Elisa Calessi
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Sessantun’anni, nato a Genova, ex presidente dell’Autorità portuale, dal 2023 a capo di Iren, la municipalizzata che si occupa di gas e luce, Paolo Emilio Signorini è l’unica persona finita in carcere nell’inchiesta che ha travolto Genova e il presidente della Regione Liguria, Giovanni Toti. Per gli altri nove, si sono disposti arresti domiciliari, obblighi di dimora, divieto di esercitare la professione. Ma è Signorini l’uomo attorno a cui ruota quello che, per la procura di Genova, è il «disegno criminoso» che avrebbe coinvolto il governatore, alcuni imprenditori, funzionari, il capo di gabinetto di Toti.

Laureato in Scienze Politiche a Firenze, ha proseguito gli studi presso la Yale Law School. Ha iniziato la sua carriera alla Banca d’Italia e al ministero dell’Economia e delle Finanze, successivamente è stato capo del dipartimento per la programmazione e il coordinamento delle politiche economiche presso la presidenza del Consiglio dei Ministri (dal 2008 al 2013) e capo dipartimento per le Infrastrutture al ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti (dal 2013 al 2015). Nel 2016 torna a Genova ed è presidente dell’Autorità di sistema portuale del Mar Ligure Occidentale. È qui che diventa la preda di chi ha bisogno di favori.

 

 

 

Innanzitutto gli imprenditori del porto, quelli che hanno in concessione aree per l’imbarco e lo sbarco delle merci. E Signorini, secondo la procura, si sarebbe lasciato tentare: soldi, 22 soggiorni in alberghi extralusso a Montecarlo, per un totale di 42 notti, servizi extra tipo massaggi e trattamenti estetici, un posto tenda nella spiaggia davanti all’hotel, gioielli, borse griffate, orologi di lusso, bracciali d’oro del valore di 7.200 euro, fiches da giocarsi al Casinò di Monaco e la partecipazione ad eventi esclusivi come la finale del torneo internazionale di tennis del Principato o serate a tema con spettacolo musicale, riservate ai clienti più importanti del Casinò, per un valore superiore a 42mila euro, un incarico con retribuzione pari a 300mila euro all’anno una volta terminato il mandato da presidente dell’Autorità di Sistema Portuale del Mar Ligure Occidentale, una carta di credito di Aldo Spinelli, imprenditore che ha il business nell’area del porto, da usare durante un viaggio a Las Vegas.

Sarebbero queste le “utilità” ricevute dall’ex presidente dell’Autorità Portuale in cambio di alcuni favori fatti a Spinelli. In particolare, Signorini lo avrebbe aiutato ad accelerare il rinnovo della concessione del Terminal Rinfuse per altri trent’anni, a fargli ottenere la concessione di ulteriori spazi portuali nelle aree Enel e nella pratica del “tombamento” di Calata Concenter, a occupare in modo abusivo l’area dell’ex Carbonile.

Ma non era solo Spinelli a puntarlo. Anche Mauro Vianello, altro imprenditore, avrebbe provato a corromperlo per ottenere vantaggi. In cambio dell’aumento della tariffa oraria per le prestazioni del servizio integrativo della società di Vianello, che opera nel Porto, Signorini avrebbe ottenuto la disponibilità di un’auto per rientrare da Montecarlo, il pagamento del banchetto nuziale della figlia, un soggiorno nell’appartamento di proprietà di Vianello per moglie e figlia di Signorini. Secondo i pm, era diventato punto di riferimento degli imprenditori Spinelli e Vianello, che per ottenere il suo intervento avrebbero garantito una serie di “benefit” oltre a 15mila euro in contanti.

 

 

 

«Bisogna lavorare su cose grosse capito... basta hai capito Paolo...perché qui... questi tre anni li devi usare bene... però Paolo quello che ti chiedo è questo... mettiamo a posto... dai tu mettimi a posto le cose», così Aldo Spinelli si rivolgeva a Signorini in una conversazione del 28 gennaio 2022 riportata nell’ordinanza. Spinelli cercava di spingere Signorini, all’epoca presidente dell’Autorità di sistema portuale di Genova con davanti altri tre anni dell’incarico, ad accelerare - secondo le accuse- la calendarizzazione della pratica in comitato di gestione (da lui presieduto) di rinnovo della concessione del Terminal Rinfuse. La concessione sarebbe stata poi effettivamente rinnovata per 30 anni. Il colloquio, secondo le carte, sarebbe servito «per continuare a favorire Spinelli nella concessione di ulteriori spazi portuali nei rimanenti tre annidi mandato quale presidente». 

 

 

 

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