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Vermocane, disastro per la pesca nei mari italiani: "Attività ridotta del 70-100%"

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Pescatori italiani 'al palo' e attività ridotta, con picchi dal 70 al 100% nelle aree più colpite, in questa calda estate 2024. Tra granchio blu, caldo estremo che spinge i pesci a largo, fa soffrire stagni, lagune e favorisce la mucillagine e vermocane, è allarme per le marinerie italiane da Nord a Sud secondo la 'mappa' delle criticità tracciata per Adnkronos/Labitalia da Confcooperative Fedagripesca, che lamenta danni alle reti, minor attività di pesca e di offerta di prodotto.

Una 'mappa' che si tinge di blu per l'emergenza granchio, di verde per la mucillagine, e di rosso per l'allerta vermocane. Dall'estate scorsa non è mai finita l'emergenza legata al granchio blu che ha messo in ginocchio le produzioni di vongole veraci nel Delta del Po. Anche se il granchio in autunno e in inverno ha allentato il ritmo dei saccheggi negli allevamenti di vongole e cozze, in una sorta di letargo naturale, con i primi caldi le predazioni sono ricominciate. Ma visto che i pescatori, dopo aver perso tra l'80 e il 100% del prodotto, hanno ridotto all'osso la produzione di vongole, lavorando solo in piccole aree protette con recinti e teloni per salvare la semina, il granchio distrugge meno perché c'è meno prodotto da catturare. "E se non ci sarà un contenimento importante di questa specie aliena nei prossimi 5 anni i danni (diretti e indiretti) prodotti dalla predazione potrebbero ammontare a 1 miliardo di euro. Ed è difficile pensare al futuro visto che per ogni vongola che viene allevata ci sono almeno 100 granchi pronti a mangiarla", sottolinea con Adnkronos/Labitalia il vicepresidente di Confcooperative Fedagripesca, Paolo Tiozzo. Ed è per questo che in quella che era la prima area di produzione in Europa per vongole veraci, con oltre 3mila persone direttamente coinvolte per un valore alla produzione di almeno 200 milioni di euro all'anno, si attende con ansia la nomina del Commissario per il granchio blu. 

Oltre al problema mucillagine (primi avvistamenti nel nord Adriatico, ma poi il fenomeno si è allargato a tutta la costa coinvolgendo i pescatori di Friuli, Veneto ed Emilia Romagna ma anche quelli di Molise, Abruzzo e Puglia) a preoccupare soprattutto nel Mezzogiorno è il vermocane, parente marino dei lombrichi e invasore nativo, urticante come una medusa e vorace come un piranha. Si tratta di una specie aliena, lunga dai venti centimetri fino ad arrivare a un metro, che sta rendendo difficile la vita dei pescatori in Puglia, Calabria e Sicilia, colpendo soprattutto i mestieri artigianali e di piccola pesca visto che gli avvistamenti di questo esemplare sono entro i 25 metri di profondità e quindi abbastanza vicini alla costa. A preoccupare è l'intensificarsi del fenomeno: una presenza mille volte superiore a quella di soli due anni fa. A essere minacciate sono le catture ittiche perché il vermocane si insinua nelle reti dei pescatori e divora i pesci, lasciando solo le lische. Ma anche gli attrezzi da pesca. Visto che si tratta di una specie molto urticante, i pescatori per liberare le reti spesso sono costretti a romperle. Una operazione delicata perché devono evitare che il vermocane si spezzi in più parti e finisca in acqua, visto che sono in grado di rigenerarsi anche da singole parti. Oltre il danno, quindi, anche la beffa. 

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