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Sharon Verzeni, Roberta Bruzzone: "630 metri in 5 minuti, conosceva l'assassino"

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"Sharon Verzeni conosceva l'assassino, non è stato un delitto casuale": ne è convinta la criminologa Roberta Bruzzone che, sentita dall'Adnkronos, ha respinto l'ipotesi di un'aggressione compiuta da uno sconosciuto. Il caso è quello della 33enne accoltellata e uccisa a fine luglio a Terno d'Isola in provincia di Bergamo. Le indagini per individuare il killer e accertare il movente del delitto sono ancora in corso. 

"La dinamica del delitto - ha spiegato la Bruzzone - indica chiaramente che Sharon ha avuto un'interazione prolungata con il suo carnefice prima di essere uccisa". Secondo lei, a confermarlo sarebbe l'analisi del contapassi della donna: "La ragazza ha percorso 630 metri in circa 50 minuti. Una distanza che una persona abituata a camminare avrebbe coperto in cinque o sei minuti". Per la criminologa, insomma, non ci sarebbero dubbi: "Non si tratta di un'aggressione improvvisa, ma di un incontro prolungato, durante il quale la ragazza ha interagito con il suo carnefice". 

 

 

 

Nessuna violenza improvvisa, secondo la Bruzzone. Un'ipotesi, questa, che sarebbe stata confermata anche dalla scoperta di una traccia genetica, probabilmente appartenente all'assassino, trovata sulla scena del crimine. Al momento gli investigatori starebbero effettuando una serie di test del Dna ai residenti della via in cui si è consumato il delitto. L'obiettivo di questi test è proprio quello di individuare l'omicida. "La scelta di limitare l'indagine ai residenti di quella via è una mossa strategica molto sensata - ha spiegato la criminologa - anche perché il numero di test necessari è relativamente contenuto". 

 

 

 

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