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Sharon Verzeni, Moussa Sangare "aveva denunce per maltrattamenti in famiglia"

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Continuano a emergere importanti dettagli sull'omicidio di Sharon Verzeni. Moussa Sangare, italiano e originario della Costa D'Avorio ha ammesso di aver ucciso la barista 32enne a causa di "un raptus". Ma la Procura di Bergamo all'uomo contesta anche la premeditazione poiché "aveva 4 coltelli per colpire qualcuno". A quanto s'apprende, Moussa Sangare, fermato nella notte dai Carabinieri "avrebbe puntato il coltello" contro due ragazzini di 15 e 16 anni "minacciandoli".

A dirlo in conferenza stampa è stata la procuratrice aggiunta di Bergamo, Maria Cristina Rota, appellandosi ai giovani che non si sono presentati agli investigatori. I ragazzi sarebbero stati "vicini alla scena del crimine" e "li invito a presentarsi in una caserma delle forze dell'ordine". Il 31enne fermato "nel corso della nottata ha reso spontanee dichiarazioni e in sede di interrogatorio ha reso piena confessione".

Inoltre, il reo confesso aveva già "delle denunce per maltrattamenti ai danni della madre e della sorella ed era andato a vivere da solo". Alle indagini hanno collaborato "due cittadini stranieri di origini marocchine inseriti nel territorio, incensurati, due lavoratori, due onesti cittadini che si trovavano sul luogo del delitto e che in realtà inizialmente si sono presentati per segnalare un'altra presenza strana, ma la prima segnalata non era strana e poi è stata segnalata la presenza del ciclista su cui si è lavorato". 

 

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