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Pepe, impiccato il gallo-mascotte: orrore alla scuola materna di Lecco

Gigia Pizzulo
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C’era una volta Pepe, un gallo adottato dai bambini della scuola dell’infanzia Origo di Calco, piccolo centro brianzolo della provincia di Lecco. Era solo un pulcino quando i piccoli lo hanno visto per la prima volta nel pollaio realizzato nel cortile della materna, poi grazie alla guida delle maestre, soprattutto di Monica, hanno imparato ad accudirlo, a tenerlo in un luogo pulito e asciutto e a dargli da mangiare. Nel fine settimana gli lasciavano cibo in abbondanza in modo che non restasse senza fino al loro rientro in classe. In poco meno di un anno Pepe era diventato un bel galletto e i bambini dai 3 ai 5 anni della sezione Koala lo tenevano come mascotte della loro scuola. Purtroppo non tutte le favole hanno il lieto fine e così qualche giorno fa il cattivo di turno, o forse più di uno, ha impiccato il povero animale alla recinzione del pollaio mettendo fine ad una bella favola di amicizia tra gli alunni e l’animale. A scoprire l’accaduto sono state le insegnanti.

«Se il canto di Pepe dava fastidio bastava dirlo e lo avremmo dato in adozione. Forse la persona che ha compiuto questo atto non ha considerato che i bambini, giungendo a scuola, avrebbero potuto vederlo causando loro un dolore», raccontano. E continuano: «Quotidianamente insegniamo ai bambini che il Creato è stupendo e che la vita è un dono e va rispettata. Purtroppo ci sono anche persone che troppo spesso lo dimenticano. Riteniamo si tratti di un atto vandalico dato che era già successo con un altro gallo». La storia di Pepe è iniziata a marzo di quest’anno. I bimbi hanno raccolto 12 uova di gallina e le hanno messe in incubatrice seguendo il processo della schiusa.

 

 

«Ne sono nati 12 pulcini, dei quali dieci sono stati adottati. Nel plesso di via delle Rimembranze sono rimasti Vittorio e Pepe – aggiungono -. Con il passare del tempo Pepe si è rivelato un bellissimo galletto». L’episodio è stato condannato anche dalla sezione Enpa, l’ente protezione animali, di Merate: «Ci uniamo al dolore dei bimbi e dei docenti. Affranti e rattristati non ci capacitiamo di come una persona possa compiere atti crudeli ingiustificati soprattutto quando questi colpiscono cuori di piccoli bimbi innocenti». «Siamo arrivati a un livello di inciviltà inconcepibile, in vari ambiti – dichiara il sindaco di Calco, Stefano Motta –. Spiace constatare il fatto che chi ha ucciso il gallo pare non essersi nemmeno posto il problema di fare un torto ai bambini. Di fronte a quel gesto, occorre quindi fare una riflessione complessiva».

«Non sappiamo con certezza che cosa sia successo né perché sia stata fatta questa cosa. Pepe faceva parte di un progetto scolastico», ha detto il preside della scuola materna, Fabrizio Galimberti. «Per ora, ai bambini non abbiamo detto nulla pur se, con i modi opportuni, c’è l’intenzione di spiegare loro quello che è successo. Stiamo anche valutando se ci sono tutti gli estremi per sporgere denuncia, al momento non abbiamo ancora deciso ma nelle prossime trarremo le dovute considerazioni». Il galletto era diventato la mascotte della scuola, un amico dei bambini.

Numerosi i commenti alla notizia. Miranda scrive sui social: «Speriamo che chi di dovere trovi i delinquenti e faccia in modo che abbiano una pena esemplare. Che cosa bella fanno questi alunni e le loro docenti! L’amore per la vita dovrebbe essere una materia studiata in ogni scuola. La cattiveria, purtroppo, trova terreno fertile là dove alberga l’ignoranza». «Spero di non beccare mai sul fatto gente simile, perché io di sicuro finirei nei guai!», replica Riccardo. Maria Grazia invece definisce «demonio» chi ha compiuto il gesto e invita gli inquirenti a fare delle indagini.

«Che persona aberrante e intollerante. Ci sarà qualche telecamera nei pressi che possa dare indicazione?», chiede Cristina, mentre Ombretta sottolinea: «La persona che ha compiuto questo atto è estremamente crudele perché ha intenzionalmente fatto in modo che fosse visto, altrimenti lo avrebbe semplicemente prelevato e portato via. Perciò è doppiamente colpevole».

 

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