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Dopo la BP, controlli sulle piattaforme off-shore in Italia

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Oggi incontro tra il ministero dello sviluppo economico con gli operatori del settore

Roberto Amaglio
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Se c'è un singolo e piccolo lato positivo della catastrofe ambientale provocata dalla BP nel Golfo del Messico è che in tutto il mondo si stanno intensificando i controlli e i rapporti sulle diverse piattaforme off-shore operanti sul territorio. E, ovviamente, l'Italia non fa certo eccezione. Oggi si è infatti svolta la riunione indetta d'urgenza dalla Direzione Generale per le Risorse energetiche del ministero dello Sviluppo Economico, che ha incontrato gli operatori petroliferi offshore - Eni ed Edison - operanti sul territorio nazionale. Dati che sembrerebbero positivi e che assicurano sia la sicurezza degli impianti sia la bontà dei controlli periodici. Ad sostenerlo è il sottosegretario al ministero dello Sviluppo Economico Stefano Saglia. “Ci sono controlli e verifiche sul rispetto di standard di sicurezza particolarmente elevati in Italia. Non sono emersi particolari motivi di preoccupazione sulla sicurezza dei 70 pozzi petroliferi da molti anni in produzione nelle acque italiane, anche se continueremo a seguire gli esiti delle inchieste americane correlate al grave incidente nel Golfo del Messico per conoscerne cause e circostanze". Del resto già dopo l'11 settembre 2001 la sicurezza su queste strutture era stata rafforzata, anche se comunque nel corso della riunione i rappresentanti del ministero hanno archiviato i dati e i numeri forniti dagli operatori del settore, grazie ai quali sarà possibile svolgere monitoraggi e controlli mirati. Numeri - Sono una decina le piattaforme off shore per l'estrazione del petrolio, ma anche di gas e metalli, in funzione nei mari italiani: siti che, dopo l'11 settembre, sono considerati strategici e, dunque, soggetti a procedure di sicurezza sia per quanto riguarda la loro localizzazione sia per ciò che concerne le persone che vi lavorano. Le principali piattaforme estrattive, secondo quanto si apprende da fonti qualificate, si trovano nel canale di Sicilia e in Adriatico, mentre una è nel mar Ionio, davanti a Crotone. Inoltre l'Italia ha concesso l'autorizzazione per i sondaggi ad almeno 16 piattaforme mobili, la maggior parte appartenenti a compagnie straniere come Northern Petroleum, Petroceltic e Puma. In tutto la nuova attività di trivellazione coinvolgerebbe sette regioni: Puglia, Emilia Romagna, Marche, Sicilia, Sardegna, Abruzzo e Molise.

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