Le parole che raccontano l'arte del fare italiano

Tra tecnica e dialetto, il linguaggio che ogni giorno nasce e si modifica nelle botteghe, nelle fabbriche e nelle industrie
di Caterina Maniacivenerdì 2 maggio 2025
Le parole che raccontano l'arte del fare italiano
4' di lettura

«C'era una volta... - Un re! - diranno subito i miei piccoli lettori. No, ragazzi, avete sbagliato. C’era una volta un pezzo di legno». Comincia così una delle storie più conosciute al mondo, quella di Pinocchio, creazione immortale dalle infinite possibilità e aperture di Carlo Collodi (al secolo Carlo Lorenzini). E se si può leggere Pinocchio in infiniti modi, si può leggere anche come la storia di un umile artigiano, mastro Geppetto, che ama lavorare il legno, con le proprie mani.

Uno dei moltissimi artigiani che hanno popolato i borghi, i paesi e le città toscane, dove per l’appunto è ambientato il romanzo-favola-parabola collodiano. Un mondo segnato dalla fatica, dalla povertà, ma anche dalla meraviglia, dalla vitalità, dalla capacità di resistere a tutto ma non alla creatività. Ma se volessimo cercare altri riferimenti letterari che spaziano in altre epoche, in altre civiltà e con autori contemporanei, ecco che nel monumentale I pilastri della Terra di Ken Follett, la ribalta è popolata dall’infinito stuolo di artigiani che hanno eretto le cattedrali medievali, ancora in grado di sbalordire anche gli scettici più convinti. Un mondo che è scomparso in gran parte, che potrebbe scomparire del tutto, ma resiste grazie alla forza e alla caparbietà di nuovi artigiani che non vogliono rinunciare alla bellezza del “fare”.

Il lavoro come necessità e insieme come destino, come memoria e come futuro: nel giorno dedicatogli un modo “alternativo” di festeggiarlo può essere quello di sfogliare un volume dal  titolo Inventario - Il linguaggio della manifattura, (Edito da Confimi Industria). Con la prefazione del ministro delle imprese e del Made in Italy Adolfo Urso e del saggista Raffaele Alberto Ventura, qui si entra, attraverso una serie di parole, nel multiforme universo del sistema produttivo italiano, con l’obiettivo di illustrare l’industria manifatturiera in 500 termini e 26 capitoli.

UNO STILE PECULIARE

Un’opera concepita da Confimi Industria (associazione di piccole e medie imprese) e realizzata con il contributo di Treccani che ha sviluppato le definizioni delle 26 parole poste in apertura dei capitoli per rendere omaggio alla vita quotidiana delle piccole e medie imprese nella Giornata Nazionale del made in Italy. E' la testimonianza della cultura del fare, che ha avuto e per fortuna possiede ancora parole da riscoprire, per raccontare il nostro peculiare stile, riconoscibile ovunque, ed è questa nostra storia produttiva unica che racconta questa pubblicazione, soprattutto attraverso il legame tra linguaggio, identità e innovazione. Il volume, realizzato con il contributo di Treccani, è una mappa del lessico della manifattura, in epoche e territori diversi, con le parole del lavoro che fanno risorgere mestieri e saperi tramandati. I dialetti sono un formidabile codice per interpretare i lavori e i loro mezzi: barachin (piemontese, contenitore per il pranzo), bocia (veneto, apprendista), mescià (ancora piemontese, capo officina).
Definizioni ironiche che svelano, con leggerezza, le dinamiche del lavoro e dell’impresa, e così il termine leadership è tradotto come «l’arte di delegare tutto e prendersi il merito di ciò che funziona». Lavorà de legnamee, de feree, e così via, in milanese, per spiegare con quali materiali si svolgono varie occupazioni. Già che ci siamo, restando a Milano, vale la pena fare una piccola deviazione storico- topografica. Nel cuore della città, nella zona dei Navigli, c’è un famoso ristorante, El Brellin. Il quale prende il nome dal “brellin” di legno, dove le lavandaie stavano inginocchiate a strofinare i panni sugli stalli di pietra, ancora visibili nel vicolo. Il ruscelletto (el fossett, in dialetto milanese) è ancora alimentato dalle acque del Naviglio Grande e rimane uno degli angoli più suggestivi della vecchia Milano. Per quanto riguarda il linguaggio tecnico di settore, cioè termini legati ai processi produttivi e industriali, ci sono, tra i tanti, alesatura (rifinitura dei fori nella meccanica di precisione), rullatura (finitura superficiale dei metalli)...

Il lavoro - se scelto e amato - rende protagonisti di storie talmente straordinarie da sembrare fatte della stoffa dei romanzi. Come quella di Emma Vidal, morta a 103 anni a Burano, incantata isola della laguna veneziana. Fino a oltre 100 Emma ha continuato a cucire , con ago e filo, merletti, per cui Burano è conosciuta in tutto il mondo.

Essendo diventata una sorta di “caso”, lei, nella sua disarmante lucidità, aveva commentato, all’ennesima richiesta di raccontare la sua storia, iniziata quando di anni ne aveva solo nove, dieci: «Vi siete ricordati di me che non valgo niente, mentre ciò che importa è l’arte del mio merletto che rischia di sparire».$ mancata nel 2019, nella sua isola colorata e popolata da gente del tutto fuori dagli schemi.
Del suo lavoro la signora Emma ha sempre detto: «Ci vuole tecnica, ma anche dedizione. La nostra è un’arte come quella di Michelangelo». E quindi anche dedizione è una parola che entra di diritto in un ipotetico dizionario del lavoro.