Ora è davvero tutto pronto. I 133 cardinali elettori si accingono ad avviarsi alla porta della Cappella Sistina: solo loro varcheranno quella soglia, e nulla di quel che accadrà sotto il Giudizio Universale di Michelangelo potrà trapelare. Si inizia domani alle 10, quando tutti i cardinali si ritroveranno nella Basilica di San Pietro dove sarà celebrata la messa votiva “pro eligendo Papa”. Poi, nel pomeriggio, si riuniranno nella Cappella Paolina del Palazzo Apostolico, da dove in processione si recheranno per l’appunto nella Cappella Sistina, in cui inizieranno le votazioni a partire dalle 16.30.
La ridda di nomi, voci, notizie, considerazioni fanno emergere un fatto: al momento un nome “forte”, quello su cui far convergere velocemente la maggioranza dei voti, non pare esserci. A rendere più fluida e complessa la situazione ci sono anche le inevitabili “grandi manovre” della politica internazionale che, come davanti a un gigantesco scacchiere, cerca di influenzare mosse e movimenti. Dalla Francia pseudo progressista di Emmanuel Macron agli Stati Uniti conservatori di Donald Trump, e non solo. Nonostante il moltiplicarsi di appelli ed esortazioni rivolte agli stessi cardinali in modo che non si facciano influenzare da “partigianerie”, è inevitabile che un’elezione così importante, in grado di influenzare in modo non secondario la situazione internazionale, sia sensibili agli “spifferi” della politica. E dunque gli schieramenti continuano ad essere evocati, trainati da nomi che emergono tra i papabili. Dai progressisti ai conservatori, con buona pace di chi, ancora, si “ostina” a considerare il Conclave ispirato, fondamentalmente, soltanto dall’azione dello Spirito Santo...
Per tentare di superare l’impasse sul nome del prossimo Pontefice, sono riprese da ieri le congregazioni generali con un doppio appuntamento. Non stiamo facendo «né passi avanti né passi indietro» sul suo nome, spiega il cardinale Ignace Bessi Dogbo, arcivescovo cattolico ivoriano, all’uscita della decima Congregazioni.
Conclave, "non sono malato. Non mi hanno invitato": esplode il caso
Esplode un caso clamoroso a poche ore dal via del Conclave: "Non so perché sono stato escluso". A lanci...Ed è forse questa la descrizione più realistica della situazione, alla vigilia dell’inizio del Conclave, con i cardinali che in queste ore cercano di tirare le fila. Il quorum di 89 voti appare davvero alto per chiunque, in questo momento. Tra le ipotesi che trapelano, c’è anche quella - inedita - di una coppia strategica Papa-Segretario di Stato per bilanciare sensibilità teologiche e aree geografiche della Chiesa universale. Una sorta di “ticket papale” formato per l’appunto da un Papa (preferibilmente italiano) e da un Segretario di Stato vaticano scelti strategicamente per equilibrare le diverse anime della Chiesa. Tra istanze riformiste e richiami tradizionali, l’ipotesi di un tandem equilibrato - anche se non formalmente dichiarato potrebbe rendere più facile la convergenza del Collegio cardinalizio su un candidato.
In questo scenario, si stanno rafforzando i nomi che raccolgono consensi da una parte e dall’altra delle rilevanti influenze geopolitiche mondiali “in movimento” dietro il Conclave. Si tratta di scenari, di ipotesi e di analisi. In generale, la stampa in questi giorni ha dato molto rilievo ai candidati etichettati progressisti.
Ma non sono certo gli unici alla ribalta. I papabili che in generale rientrano nel novero dei conservatori, e a cui in particolare guarda con interesse Trump, sono diversi. A cominciare da Thomas Dolan, arcivescovo di New York, definito dallo stesso presidente «un buon amico» - ma che, nel caso, non gli risparmia critiche.
Gode di credito anche il cardinale Peter Erdo, insigne canonista, arcivescovo di Budapest, la cui fede è stata forgiata dall’esperienza vissuta sotto il regime comunista: piace molto proprio all’ala conservatrice del collegio cardinalizio. Il porporato, creato cardinale da Giovanni Paolo II, è stato definito il suo erede spirituale.
Canonista di fama internazionale, c’è poi l’altro cardinale statunitense Raymond Leo Burke, noto per il suo rigore dottrinale e per il suo impegno nella promozione della disciplina ecclesiale: una figura di rilievo all’interno del Collegio e con un largo seguito negli Usa (non proprio ottimi i suoi rapporti con Francesco).
Un outsider, nome che è comunque molto circolato, è quello del cardinale congolese Fridolin Ambongo Besungu, 65 anni, arcivescovo di Kinshasa, indicato già subito dopo la morte di Papa Francesco come uno dei favoriti nella “corsa” al soglio pontificio. Ordinato cardinale dallo stesso Bergoglio nel 2019, il porporato ha alcuni punti in comune con il Pontefice defunto, ma aveva criticato anche alcune sue aperture, come quella alla comunità Lgbt. Grande carisma, grande fede e coraggio, forse poca diplomazia.