Garlasco, e la prova? Cosa proprio non torna

"Al di là di ogni ragionevole dubbio" significa anche con prove concrete. Ma in tutto questo nuovo filone, ce ne sono?
di Claudia Osmettigiovedì 15 maggio 2025
Garlasco, e la prova? Cosa proprio non torna
2' di lettura

E dunque, hanno trovato un martello. Vedremo se davvero sarà una prova decisiva. Vediamo di essere chiari: quando in ballo c’è la morte di una ragazza, la giustizia ha il dovere di andare fino in fondo, anche se quel fondo sembrava arrivato con una condanna bollata in via definitiva dieci anni fa. Giusto così: se viene anche il minimo sospetto - “al di là di ogni ragionevole dubbio”, dice il codice penale - che in carcere ci sia finito un innocente, o che un delinquente ne sia rimasto fuori senza aver subìto alcun processo, la magistratura ha il compito d’intervenire. Non per un rinato giustizialismo collettivo (sia mai, chi scrive garantista lo è da sempre e con chiunque), ma perché ne va dei diritti di tutti.

Epperò “aldilà di ogni ragionevole dubbio” significa anche con prove concrete in mano (e qualora si tratti di un inchiesta bis, possibilmente con prove nuove). Qui, cioè a Garlasco, sono mesi che è ripartito il tam tam. C’è un ragazzo, Andrea Sempio, tornato nell’occhio del ciclone, e c’è una vicenda che sembrava conclusa e invece è da definire. Però di evidenze (martello a parte, elemento che sarà valutare), finora se ne vedono pochine (a meno che non si vogliano considerare tali le tracce di dna sotto le unghie di Chiara e lo scontrino del parcheggio che Sempio ha tenuto nel portafogli per mesi, ma quelle erano state trattate anche all’epoca dell’indagine originaria; oppure il superteste che, tuttavia, ha “deposto” davanti alle telecamere di una tivù che non è proprio come stare in aula rischiando un’incriminazione per falsa testimonianza, e peraltro nulla di definitivo ha rivelato).

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Vero, gli inquirenti non vengono a spiattellare ai media tutto quello che hanno in mano. Ma oltre al dubbio (legittimo) e al cancan un filino morboso che sta montando (che con la serietà di un procedimento giudiziario non hanno nulla a che spartire), le indagini hanno bisogno di sostanza. Di prove, per l’appunto. Altrimenti il rischio è che finisca tutto in una bolla di sapone: ottima per i media, non per un tribunale.

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