Garlasco, tutti sotto torchio: cosa sta succedendo

Oltre ad Alberto Stasi condannato per il delitto e ad Andrea Sempio, sarà sentito a Venezia anche Marco Poggi, il fratello della vittima
di Claudia Osmettimartedì 20 maggio 2025
Garlasco, tutti sotto torchio: cosa sta succedendo
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È un giorno diviso a metà, almeno geograficamente. Da una parte, in procura a Pavia, Andrea Sempio e Alberto Stasi stanno per sfiorarsi: convocati entrambi per essere interrogati dal procuratore aggiunto Stefano Civardi e dalla pm Valentina De Stefano. Dall’altra, a Venezia, è il turno di Marco Poggi, il fratello della vittima, che sarà sentito dall’ultima collega entrata nel pool di magistrati che sta trattando il “caso Garlasco bis”, Giuliana Rizza. Poco meno di trecento chilometri, due regioni e lo stesso orario, intorno alle 14.

Sempio, Poggi e Stasi. Non sono più i ragazzini del 2007: il primo coi capelli lunghi, il secondo uno spilungone, il terzo con gli occhialini dalla montatura rettangolare. Sono cresciuti, sono cambiati, è passata un’era. È passato, in realtà, pure un processo (che si concluso con una sentenza di condanna definitiva) il quale, oggi più che mai, sembra lontano nel tempo. Non sarà questo il dì risolutivo, non serve essere esperti di crime stories o analisti comportamentali attenti alla camminata che avrà l’uno o allo sguardo a cui ricorrerà l’altro per capirlo (il faldone riaperto è solo all’inizio, al netto del riserbo degli inquirenti che parlano alla stampa col contagocce, qualsiasi tesi alternativa deve essere provata): ma di certo l’occasione è attenzionata.

Da quando Chiara Poggi è morta ammazzata, era il 12 agosto di quasi diciotto anni fa, nella sua villetta a due piani di via Pascoli, in questo paesino di neanche 10mila anime nella bassa lombarda, dubbi, retroscena e interrogativi non hanno fatto che irrompere in programmi tivù e paginate di rotocalchi. Ha ragione il ministro della Giustizia, Carlo Nordio, quando dice che «più il tempo passa più diventa difficile ricostruire un fatto».

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Non entra nei dettagli, il guardasigilli: «C’è un’inchiesta in corso, non posso, non devo e non voglio intervenire», specifica giustamente, epperò «in linea generale, quando una persona è stata assolta non si dovrebbe e non si potrebbe riformare la sentenza in peius, a meno che non si rifaccia il processo». Aldilà del cavillo di procedura penale (che tanto cavillo non è), le prossime ore serviranno soprattutto a una cosa: a capire qual è la direzione che la nuova inchiesta sta prendendo. Sì, c’è un indagato (solo uno, Sempio) e sì, c’è anche un capo d’accusa già noto (concorso in omicidio): ma per poi rimane appena una marea di suggestioni e sospetti e congetture non sempre confermate.

Ecco perché è da ieri a mezzogiorno che gli agenti del nucleo investigativo e i magistrati dell’inchiesta fanno il punto, si confrontano, definiscono le modalità con cui procedere (il “summit” tra gli inquirenti avviene al Comando dei carabinieri di Milano, è da un anno che la procura di Pavia pensa di interrogare Sempio). Ed ecco perché sarà il suo rapporto col fratello di Chiara, Marco, il nodo da sciogliere. Da metà marzo, da quando il can-can mediatico è ripreso, gli avvocati di Sempio non fanno che rimarcarlo: «Marco chiama quotidianamente Andrea, è distrutto per lui». Chi li conosce ha un avviso differente: ma in un senso come nell’altro, un conto sono le dichiarazioni per sentito dire e un altro quelle spergiurate i tribunale.
Non è su un pettegolezzo che può basarsi un’indagine: lo sanno tutti e lo sanno anche i procuratori pavesi che, evidentemente, stanno cercando avvalli differenti.

Il punto da cui partono è proprio la comitiva degli amici di Marco che, nei primi Duemila, era composta da cinque persone: lui, Andrea, Roberto Freddi, Mattia Capra e Alessandro Biasibetti. Tutti più giovani di Chiara, non di tanto ma di tanto quanto basta per frequentare luoghi diversi. Cinque neo maggiorenni con la passione dei videogiochi, spesso descritti come un groppo saldissimo: è (anche) in virtù di ciò che i pm ora vogliono sentire Marco, che a dirla tutta era già stato sentito il 12 marzo dalla polizia giudiziaria e su per giù per gli stessi argomenti.Sul tavolo degli inquirenti rispunta il tabulato con le telefonate che Sempio ha fatto quella maledetto estate. Una alle 17.40 del 7 agosto e una alle 17.42; una alle 16.54 dell’8 agosto. «Cercavo Marco», si giustifica lui, ma qualcosa a molti non quadra: primo, quelle chiamate arrivano al numero fisso di casa Poggi (possibile che Sempio, così legato all’amico, non sapesse o non ricordasse che era partito in vacanza coi genitori in Trentino già da due giorni?) e secondo, se ha provato a contattarlo sul mobile ma non c’era campo, perché a Marco non risultano avvisi di chiamate perse? («Non ricordo se ho ricevuto telefonate da parte di Andrea», ha già ammesso il diretto interessato, «nè di aver avuto problemi di copertura del segnale, se però mi chiamava durante la giornata è possibile che non ci fosse perché andavamo a fare delle passeggiate»).

Marco è convinto (così sostiene chi gli è vicino) della colpevolezza di Stasi come mamma Rita e babbo Giuseppe, ma a differenza dei genitori, in queste settimane, non ha rilasciato alcun commento, nemmeno telegrafico. E c’è un ulteriore elemento che i pm intendono vagliare: fino a qui si è parlato molto del fatto che la comitiva di ragazzi si riunisse spesso a casa sua (altro dato importante: sotto le unghie di Chiara sono state trovate tracce di dna maschile, secondo la procura il profilo genetico è compatibile con quello di Sempio, ma la difesa l’ha sempre spiegato ricordando che entrambi utilizzavano lo stesso pc, Chiara perché era quello della sua abitazione e Sempio per giocare). La realtà potrebbe essere, invece, che i luoghi di maggior incontro fossero le case di Capra o Biasibetti, non dei Poggi. Anche per questa domanda la testimonianza di Marco sarà fondamentale.

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