Mori, De Donno e la verità sulle stragi: la svolta in Commissione Antimafia

Dopo dieci anni di processi il Generale, il Colonnello e altri imputati vengono assolti dall'accusa di avere fatto una trattativa con la mafia per obiettivi non chiari
di Maurizio Gasparri*martedì 27 maggio 2025
Mori, De Donno e la verità sulle stragi: la svolta in Commissione Antimafia
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Caro Direttore, è incredibile come venga sottovalutata la verità che sta emergendo in Commissione Antimafia. Il racconto sarebbe lungo ma andiamo per sintesi. Dopo dieci anni di processi il Generale Mori, il Generale Subranni, quest’ultimo purtroppo scomparso, il Colonnello De Donno ed altri imputati vengono assolti dalla farneticante accusa di avere fatto una trattativa con la mafia per obiettivi non chiari. Tra gli accusatori molti Magistrati siciliani, tra questi Di Matteo e, nel passato, anche Scarpinato. Mori, De Donno ed altri escono a testa alta, qualcuno non riesce ad uscire perché morto, probabilmente, anche a causa delle sofferenze causate dalla persecuzione subita.

Nelle settimane scorse, Mori e De Donno vengono in Commissione Antimafia dove illustrano un ampio documento di pubblico dominio, con interventi che accusano in maniera molto dura i magistrati. Sono stati fatti dei nomi eclatanti. Tra gli altri, quello di Pignatone, già sostituto Procuratore a Palermo e poi Procuratore in altre città, quello di Lo Forte a lungo impegnato nella Procura di Palermo e poi in altre sedi. Nei confronti di costoro sono state dette cose molto pesanti che sono agli atti, ma che nessuno riporta.

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Mori e De Donno hanno anche rilanciato la tesi, più che dimostrata, secondo la quale Paolo Borsellino e la sua scorta furono uccisi anche e soprattutto per l’inchiesta mafia-appalti. Ovviamente Borsellino come Falcone erano già nel mirino della criminalità mafiosa perché protagonista del maxi processo e di tante iniziative contro la mafia. Ma l’inchiesta mafia-appalti aveva una sua rilevanza particolare. Mori e De Donno hanno confermato che Borsellino non si fidava della Procura di Palermo dell’epoca e che, proprio per questo, li aveva voluti incontrare nella caserma dei Carabinieri che riteneva essere un luogo più sicuro.

Mori e De Donno hanno ricordato la gravissima archiviazione parziale dell’inchiesta mafia-appalti, che avvenne incredibilmente nell’agosto del ’92, pochi giorni dopo la strage che uccise Borsellino e la sua scorta. Quell’archiviazione ha tra le altre firme quella di Scarpinato. Che si difende dicendo che l’archiviazione era parziale e che molte indagini sono state poi riprese in seguito. Ma come hanno detto Mori e De Donno i danni di quell’archiviazione sono stati irreparabili. Mori e De Donno hanno spiegato come quella inchiesta poteva ricongiungersi ad altre vicende riguardanti imprese del Nord. Erano gli stessi anni in cui esplodeva Tangentopoli. Hanno detto cose molto precise che pochi stanno scrivendo perché forse è difficile raccontare una storia complessa.

Il suo giornale ha intervistato nei giorni scorsi De Donno ed ha ospitato alcuni articoli, ma mi permetto, da giornalista professionista da quarant’anni, di invitare i colleghi di Libero a prendersi il documento di Mori e De Donno, ad ascoltare con attenzione i loro due interventi in Commissione Antimafia (altri ne seguiranno nei prossimi giorni), a leggere anche i contro-documenti scritti da Scarpinato ed affidati ai grillini. Per mettere le tesi a confronto, per scoprire chi dice la verità e chi no.
Dice cose non vere, ad esempio, Sigfrido Ranucci che, con Report, parla ancora della pista nera con Delle Chiaie a Capaci. Mentre, qualche tempo fa, la Procura di Caltanissetta ha archiviato questa tesi delirante. Eppure la Rai continua a diffondere interviste di un ex appuntato dei carabinieri e della moglie di un mafioso che dicono cose non vere. Lo attesta la Procura della Repubblica di Caltanissetta, non Maurizio Gasparri.

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Insomma, negli anni passati erano stati scritti nella colonna dei “cattivi” i “buoni” e nella colonna dei “buoni” i “cattivi”. Magistrati che hanno commesso errori gravissimi sono addirittura arrivati in Parlamento, dove vorrebbero fare il quarto ed il quinto processo a Mori, dopo la sua assoluzione definitiva. Sono in una palese situazione di incompatibilità e vorrebbero dettare ancora legge. Questo vale anche per chi non sta in Parlamento come Di Matteo, che ha avanzato accuse che sono state smentite e sconfessate in sede di giudizio.

C’è insomma ancora un dilagare di invenzioni, quelle di Ranucci sono le più clamorose, ma sono state messe in piedi in un concorso corale di protagonisti di questa mala-giustizia che diventa mala-informazione. Mori, De Donno ed i carabinieri del Ros hanno combattuto la mafia. Falcone e Borsellino sapevano che c'erano collusioni nel Palazzo di Giustizia di Palermo. Alcuni hanno fatto errori clamorosi con parziali archiviazioni e letture politiche fuori dalla realtà. Ci sono state ovviamente collusioni politiche in Sicilia con la mafia e tutti conosciamo nomi di protagonisti di queste vicende. Ma ad alcuni fa comodo aggiungere ai politici che furono affianco della mafia o nella mafia, come Ciancimino, Lima ed altri, altre persone che non c’entravano nulla. Le ho chiesto ospitalità perché, seguendo in Commissione Antimafia queste vicende, vorrei poter contribuire, da giornalista prima ancora che da politico, a raccontarle.

*Capogruppo di Forza Italia al Senato e membro della Commissione parlamentare Antimafia

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