Chiara Poggi, "video intimo": la confessione di Marco

Il giallo di Garlasco, il fratello della vittima e il sospetto di "Giallo": "I suoi amici si erano fatti una strana idea sulla ragazza?"
mercoledì 28 maggio 2025
Chiara Poggi, "video intimo": la confessione di Marco
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Lo aveva confessato per primo Marco Poggi: il 18 ottobre 2007, interrogato dai carabinieri, raccontò di aver visto sul computer della sorella Chiara Poggi, un anno prima dell'omicidio, una chat tra lei e il fidanzato Alberto Stasi da cui si capiva che i due si stavano scambiando un loro video intimo.

Le rivelazioni del fratello minore della vittima saranno pubblicate sul prossimo numero di Giallo (Cairo Editore) in edicola da domani. "I ragazzi possono essere venuti a conoscenza del video intimo di Chiara? Questa informazione può aver fatto venire a qualcuno di loro qualche strana idea sulla ragazza?", le domande che il settimanale solleva nel comunicato stampa con cui diffonde le anticipazioni. Gli amici di Marco, tra cui Andrea Sempio, il 37enne indagato nell'indagine alternativa sull'omicidio di Garlasco coordinata dalla procura di Pavia, usavano il computer che si trovava in stanza di Chiara per giocare ai videogiochi. Il numero di Giallo in edicola domani mostra anche la foto dei quattro slip da donna usati, che vennero ritrovati in un sacchetto sul divano della villetta di via Pascoli il giorno dell'omicidio. 

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Nel frattempo vengono a galla nuovi particolari sulla scena del crimine e sulla dinamica del delitto. Uno dei pilastri è l'impronta "papillare 33" individuata ai tempi sulla parete destra delle scale della villetta di Garlasco, in fondo alle quali è stato trovato il corpo senza vita di Chiara e che ora è stata attribuita a Sempio. Impronta di cui al momento si hanno solo le immagini e che, vista la sua posizione, fa ipotizzare che Sempio, sempre ammesso che sia responsabile, non scese i gradini ma si sporse.

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Ipotesi questa compatibile col fatto che, come accertato dalle precedenti indagini, non sono state rilevate impronte insanguinate di scarpe dell'assassino sugli scalini verso il basso. La manata - di cui si sta cercando negli archivi del Ris l'involucro con l'intonaco grattato dal muro all'epoca dei rilievi nella speranza di estrapolare tracce biologiche - potrebbe essere stata lasciata appoggiando, da in cima alle scale, il palmo sulla parete, al massimo scendendo anche solo un gradino. Per inquirenti e investigatori in campo ora, già nel 2007 quella traccia palmare era stata considerata "l'impronta dell'assassino". Anche se, a dire il vero, è sul pavimento antistante la porta a soffietto il punto in cui si fermano le orme lasciate dalle scarpe, marca Frau e numero 42, con la suola "a pallini" insanguinata che, come raccontano gli atti processuali, avrebbe indossato quel giorno Stasi, condannato a 16 anni di carcere in via definitiva.