Baby rom affidati al Comune. Il figlio della vittima "Vadano via dall’Italia"

di Giorgia Petanigiovedì 28 agosto 2025
Baby rom affidati al Comune. Il figlio della vittima "Vadano via dall’Italia"

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«Devono essere puniti nel giusto grado perché sono minorenni, ma in primis a pagare devono essere i genitori. In quel campo non ci sarebbero nemmeno dovuti essere». È ancora scosso, ma è lucido e con le idee chiare Gaetano Di Terlizzi, uno dei figli di Cecilia De Astis, uccisa da un’auto rubata su cui viaggiavano quattro ragazzi rom di età compresa tra gli 11 e i 13 anni lo scorso 11 agosto. A Libero, commenta così l’udienza che si è tenuta ieri al Tribunale per i Minorenni di Milano. In particolare, il giudice delegato dei Minori di Milano Ciro Iacomino ha assegnato la responsabilità genitoriale di tre dei minori al Comune di Milano. Si tratta di due fratellini di 11 e 13 anni (il minore era alla guida) e di una undicenne che erano sull’auto che ha travolto e ucciso la donna. Nel caso della ragazzina il provvedimento sarà notificato alla madre che non è stata ancora trovata.

Sentiti dal giudice la madre degli altri due ragazzini e due diversi padri arrivati scortati dalla polizia penitenziaria perché attualmente in carcere. Oggi sarà invece il turno del padre del quarto ragazzino di cui si sono perse le tracce. Anche nei suoi confronti sarà preso lo stesso provvedimento. La madre di uno dei ragazzi alla guida, lo ricordiamo ai lettori, è stata arrestata lo scorso 20 agosto a Milano per un cumulo di pene legate a una serie di furti commessi tra il 2017 e il 2019. All’uscita nessuno ha voluto o potuto rilasciare dichiarazioni. Soltanto l’avvocata Paola Matteini, legale della nonna dei due bambini, uscendo al termine dell’udienza, si è limitata a dire: «In questo momento non è il caso di rilasciare dichiarazioni. Io non mi occupo dei ragazzini, assisto la nonna, che è interessata alla sorte dei nipoti». Ad aver voglia di parlare è invece Gaetano Di Terlizzi che non prova odio e si augura che «quei ragazzini si possano recuperare, perché se non lavoriamo sull’educazione non ci sarà futuro. Ormai ne vediamo di tutti i colori. Per lavoro giro moltissimo in città e vedo tanta criminalità, ragazzini che compiono azioni sconsiderate pensando che si tratti di sciocchezze». È proprio questo il messaggio che Gaetano e il fratello Filippo stanno cercando di diffondere da quel maledetto 11 agosto: «Sensibilizzare su quanto accaduto, perché tragedie del genere si potrebbero evitare».

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Parlando del tema sicurezza e dei campi rom, Gaetano ci tiene a precisare che non si tratta di una questione politica: «Io non sono né di destra né di sinistra, ma quando il ministro Salvini dice “radiamo al suolo i campi”, ha ragione, perché sappiamo in quali condizioni quelle persone fanno crescere i figli», sottolinea. Dello stesso pensiero è anche il fratello, Filippo Di Terlizzi, che ai cronisti davanti al tribunale spiega: «Cosa mi aspetto dall’udienza di oggi? Che la magistratura faccia il suo lavoro, devono inquadrare e valutare questi ragazzini, inquadrarli all’interno del loro ambito familiare». Per Filippo si tratta «di una situazione che già si conosce perché si sa di che cosa vivono, di quali espedienti vivono queste persone, si sa che vivono di furti, non nascondiamocelo. Dobbiamo essere forti tutti insieme, coesi in questa situazione e ribellarci e farci sentire».

Per il figlio di Cecilia De Astis, gli autori dell’omicidio «non hanno sviluppato una coscienza e un rispetto per il prossimo, cosa che non c’è, come dimostra il fatto che dopo l’incidente hanno abbandonato l’auto rubata e sono fuggiti». Filippo aggiunge inoltre come questi ragazzini siano stati «educati a rubare e, in questo caso, anche a uccidere, senza porsi un minimo problema di coscienza». Infine, alla domanda su quale sia per lui una giustizia giusta, Di Terlizzi risponde: «La giustizia potrebbe essere quella di mandare questi ragazzini in un riformatorio, in un luogo dove possono essere rieducati, per quanto si possa rieducare chi è stato introdotto nella società con queste modalità, e fare in modo che tramite l’istituzione queste persone non abbiano più modo di nuocere ai cittadini, non solo andando dove si insediano con i campi rom, ma proprio togliendoli da questo Paese». E mentre la giustizia fa il suo corso, parlando di qualche futura iniziativa per la loro mamma, Gaetano ammette di non avere le forze in questo momento: «Più che portare avanti il ricordo di nostra madre, vorremmo far capire a tutti che così non si può più andare avanti. Bisogna sensibilizzare ed evitare che episodi del genere possano ripetersi».

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