Torino, papà entra in campo e massacra 13enne: orrore alla partita di calcio

lunedì 1 settembre 2025
Torino, papà entra in campo e massacra 13enne: orrore alla partita di calcio

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Orrore e follia. Una storia deprecabile. Un agghiacciante episodio di violenza ha travolto una partita di calcio giovanile disputata nel Torinese. Al termine dell’incontro, il padre di un giocatore è entrato in campo e ha preso a calci e pugni il portiere avversario, di soli 13 anni. Il ragazzo è stato trasportato d’urgenza all’ospedale Martini di Torino, dove i medici hanno riscontrato una frattura al malleolo e diversi traumi.

L’aggressione è avvenuta domenica sera durante il SuperOscar, storico torneo riservato alle squadre giovanili, giunto quest’anno alla 45esima edizione. A sfidarsi erano le formazioni Under-14 di Csf Carmagnola e Volpiano Pianese, con i carmagnolesi vittoriosi per 1-0 sul campo del Paradiso Collegno.

Stando alle ricostruzioni, la violenza è scattata subito dopo il fischio finale. Un giocatore del Carmagnola avrebbe esultato provocando la reazione del portiere avversario. I due ragazzi hanno iniziato a litigare, costringendo dirigenti e allenatori a intervenire per separarli. In quel momento il padre del calciatore carmagnolese ha scavalcato le recinzioni ed è piombato sul 13enne del Volpiano, colpendolo ripetutamente, scatenando su di lui una violenza disumana. Solo dopo l’intervento dei presenti la furia dell’uomo è stata fermata.

La vicenda è stata denunciata pubblicamente da Andrea Mirasola, allenatore del Volpiano, che ha chiesto che il caso venga perseguito sia a livello sportivo sia penale. L’uomo è stato identificato dai carabinieri.

Duro il commento del presidente del Carmagnola, Alessio Russo: “Noi allontaneremo padre e figlio e ci costituiremo parte civile nel processo che partirà sicuramente per accertare quanto successo. Ci scusiamo per quanto successo anche se una vicenda di questo tipo non era prevedibile: non conoscevamo quel signore, suo figlio è appena arrivato dal Chisola ed era alla seconda partita con noi. Ci dissociamo perché quella persona non ci rappresenta né come tesserato né come valori: purtroppo ci siamo ritrovati un deficiente in casa, si merita un Daspo a vita”, ha concluso Russo.