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Pd, dalla piazza comunista alla piazza islamista

I dem stanno coprendo il loro vuoto politico e culturale, ma anche l’incapacità di fare una opposizione riformista al governo, inseguendo movimenti che stanno lavorando per cambiare tutte le carte in tavola
di Fabrizio Cicchittolunedì 6 ottobre 2025
Pd, dalla piazza comunista alla piazza islamista

( LaPresse)

3' di lettura

Caro direttore, chi le scrive non è politicamente schierato in nessuno dei due schieramenti che dividono oggi l’Italia. E proprio per questo si rivolge alla sua cortesia per sviluppare alcune considerazioni del tutto fuori dagli schemi su ciò che è avvenuto fra Gaza e l’Italia. Esistono pochi dubbi, a nostro avviso, che Netanyahu è riuscito a passare dalla ragione (giusta reazione militare alla strage commessa da Hamas il 7 ottobre) al torto costituito da una serie di attacchi militari alla popolazione palestinese, per altro usata da Hamas come scudo umano provocando nel mondo e ancor più in Italia fortissime reazioni. Ciò premesso va anche detto che stiamo parlando di una cosa in sé gravissima quali sono i crimini di guerra, ma non del genocidio che ha caratteristiche totalmente diverse: il genocidio è quello che è stato fatto contro gli ebrei, gli armeni, in Ruanda, e consiste nella distruzione totale di un popolo.

Ora, in Israele, circa 2 milioni di palestinesi sono incorporati nella struttura politica e addirittura elettorale del Paese e nessuno, neanche i coloni estremisti della Cisgiordania, ha messo in discussione questo aspetto. La distinzione è importante perché la confusione nei giudizi ha pesato in modo paradossale anche in Italia. Certamente qui c’è stata una reazione spontanea ai crimini di guerra commessi da Netanyahu ma su di essa si sono innestate, a partire dalla Cgil, e ad una parte del Pd, per non parlare del M5s e di Avs, delle risposte del tutto improprie. Quella più impropria è stata lo sciopero generale dichiarato da Landini, rompendo l’unità sindacale con la Cisl e la Uil, ma inseguendo un sindacato estremista come l’Usp. In effetti, Landini cavalcando Gaza in tutti i modi ha voluto coprire (come in parte lo stesso Pd) il vuoto politico registrato in questi anni proprio sul terreno sindacale.

In Italia c’è una situazione paradossale, alti livelli di occupazione e bassi salari. A questo problema non si risponde con il salario minimo generalizzato, ma con il ricorso a uno strumento tradizionale del sindacato che è la contrattazione articolata che la Cgil ha abbandonato. La struttura industriale della Lombardia, del Piemonte e del Veneto ha un livello tale dal punto di vista tecnologico da consentire, previa una forte azione sindacale, livelli salariali che invece non può essere retta dalle realtà aziendali presenti in Calabria, in Basilicata e in parte anche in Campania e in Puglia. Di questo enorme vuoto nella strategia sindacale la principale responsabilità è quella della Cgil di Landini, che adesso ha colto al volo la tematica di Gaza che non ha nulla a che fare però con i nodi di un sindacato che voglia svolgere il suo ruolo a favore dei lavoratori.

Questa contraddizione è emersa in modo clamoroso nell’indizione di uno sciopero generale per ciò che sta facendo Israele e rispetto al quale il governo italiano ha preso le distanze. Ma se non si vuole chiudere gli occhi di fronte alla realtà, bisogna fare i conti (e paradossalmente dovrebbe farli in primo luogo il Pd vista la qualità politica emersa nelle manifestazioni di questi giorni, specie sabato a Roma). Nel cuore di quella manifestazione sono emerse due componenti. Una di genuina protesta per quanto subito dai palestinesi; un’altra, al di là dei gravissimi incidenti, degli slogan esibiti e delle bandiere sventolate, dominata dalla componente islamica che è arrivata a esaltare il 7 ottobre senza contestazioni. L’ha equiparato alla Resistenza, manifestando in modo rivoltante un antisemitismo globale che fa dell’Islam un riferimento politico e culturale.

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L’esistenza innegabile di questa egemonia culturale sulla manifestazione di Roma deve preoccupare il governo, ma a nostro avviso ancor di più il Pd, che sta coprendo il suo vuoto politico e culturale, l’incapacità di fare una opposizione riformista al governo, inseguendo movimenti che stanno lavorando per cambiare tutte le carte in tavola: la guerra ibrida non è fatta solo da droni e da bombardamenti, ma anche dai messaggi lanciati al cuore della nostra società dai militanti islamisti. Cioè detto, tutto quello che è avvenuto, è servito anche a far dimenticare che in Ucraina continuano i bombardamenti russi: evidentemente per alcuni esistono le bombe cattive (quelle israeliane) e le bombe buone (quelle di Putin). Anzi le cose non si fermano qui: esistono i bambini buoni che sono quelli palestinesi (e sia ben chiaro, noi confermiamo questo giudizio), e i bambini cattivi che sono i 20 000 bambini ucraini rapiti dai russi.

*Presidente Riformismo e Libertà