L’inchiesta per corruzione dell’ex-procuratore aggiunto Mario Venditti nel caso Garlasco è ormai prevaricante, quasi più del delitto stesso. Gli inquirenti indagano sul giro di soldi e carte secretate che portarono all’archiviazione di Andrea Sempio nell’inchiesta del 2017. Spunta il nome di un uomo, Maurizio, la cui identità è ancora ignota… un possibile corriere? Nelle intercettazioni dell’epoca – si legge su Il Tempo – i Sempio lo nominano più di una volta, riferendosi ad un incontro nei giorni caldi in cui, dal loro conto, usciva il fiume di contanti svanito nel nulla. I carabinieri del Reparto Operativo di Milano e dei finanzieri di Brescia e Pavia ora stanno facendo luce sulla corruzione in atti giudiziari contestata a Mario Venditti che archiviò Sempio in tempi record. Si seguono i soldi, quei 35mila euro ritirati in contanti sotto soglia per evitare la tracciabilità e le persone che si sono prestate al passaggio di denaro e anche quelle che avrebbero fornito all’indagato le carte secretate del fascicolo. Nell’interrogatorio dello scorso 26 settembre i genitori di Sempio, papà Giuseppe e mamma Daniela, hanno dovuto rispondere a molte domande sulla destinazione dei 35mila euro cash e che entrambi hanno chiarito essere in realtà circa 60mila dati agli avvocati. Dice la mamma: “Ci dicevano che servivano per avere le carte”.
Il problema è che i legali e la famiglia avessero a disposizione informazioni sull’indagine che non avrebbero potuto conoscere, perché coperte da segreto, come la consulenza del genetista di Alberto Stasi, Pasquale Linarello, che associava il Dna sulle unghie di Chiara Poggi a quello di Andrea. Focus d’indagine è un’intercettazione delle 12:03 del 10 febbraio, ore prima dell’interrogatorio davanti a Venditti, al quale, secondo gli inquirenti, Sempio si sarebbe presentato conoscendo in anticipo le domande. “È venuto il Maurizio tutto sottovoce: ma perché non hai preso Tizzoni di avvocato? Ho detto: perché Tizzoni è già l’avvocato... dei Poggi... viene là tutto sottovoce, poverino. Eh, ci sono rimasto tanto male per tuo figlio, mi ha detto, povero Maurizio”. Queste ultime, parole di Daniela al marito, che gli investigatori leggono alla donna. Quando si chiede ai genitori di questa persona, loro negano e la Ferrari dice: “Non so chi sia Maurizio, l’unico Maurizio che conosco è Mangiarotti, che è il cugino di mio marito. L’unico Maurizio che mi viene in mente adesso è lui, non ne conosco altri quindi non saprei dire”.
PIPPO
Era stato richiesto un controllo sui conti bancari delle gemelle Cappa - più celebri come "Gemelle K" &...Viene chiesto alla donna anche dell’informativa del Nucleo Investigativo dei carabinieri di Milano “datata 07.07.2020 in fotocopia, con timbro di ricezione della Procura di Pavia del 09.07.2020” e sequestrata in casa Sempio il 14 maggio, chiedendole perché avesse quella nota, ma Daniela svia. Infine le chiedono conto dell’intervista a Le Iene, in particolare delle risposte sull’avvocato Gian Luigi Tizzoni. Quando, alla domanda se Daniela sapesse se “Tizzoni potrebbe aver passato gli atti a Lovati prima dell’interrogatorio di Andrea”, lei aveva risposto “sì, sì. Io ti dico: a noi... non so se glieli ha dati a pagamento o gratis o che... io ti dico e non ti racconto una balla, te lo posso giurare su mio figlio, noi di avvocati abbiamo speso 60mila euro”. Daniela aveva assicurato agli inquirenti: “Questo Alessandro De Giuseppe de Le Iene ha raccontato un mare di balle. Quelle che avete sentito possono essere balle che ho raccontato io, anche perché De Giuseppe mi aveva assicurato che la nostra conversazione sarebbe rimasta riservata”. I militari ribattono: “Scusi ma allora è una balla anche che ha pagato 60mila euro di avvocati”.
Daniela replica: “No, assolutamente, c'è anche la Finanza che lo certifica”. “Quindi è una balla solo la parte su Tizzoni ed il resto no? La sua risposta alla domanda di De Giuseppe è stata sì senza alcuna esitazione”, puntualizzano. “Assolutamente, gli ho raccontato una balla. Io non ho mai visto Tizzoni passare carte a mio figlio, o a Lovati. Io a Tizzoni non l’ho mai incontrato”, insiste. Infine, il famoso appunto “Venditti Gip archivia per 20, 30 euro”, conservato in casa Sempio. Dice papà Giuseppe stavolta: “Dovrebbe essere una previsione di spesa che avevamo fatto noi in casa, su quanto avremmo dovuto pagare agli avvocati alla fine della faccenda... avevamo stimato di fare questa spesa se si fosse arrivati all’archiviazione”. Gli inquirenti replicano: “Però lei non scrive ‘se si arriva all’archiviazione’, ma scrive ‘Venditti archivi’. E Giuseppe: “Noi pensavamo comunque di arrivare all’archiviazione”. Il mistero s’infittisce, ma la giustizia quando sarà completa?