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Gaza, perché i pro-Pal adesso vanno ancora in piazza?

La risposta è fin troppo semplice. C'è qualcuno a cui dei fatti reali, e soprattutto della sorte di israeliani e palestinesi, non importava e non importa nulla
di Daniele Capezzonegiovedì 16 ottobre 2025
Gaza, perché i pro-Pal adesso vanno ancora in piazza?

3' di lettura

Ma quindi, di grazia, qualcuno a sinistra sarà così gentile da spiegare agli italiani per quale arcana ragione sono ancora convocate manifestazioni pro Pal, cortei pro Pal, assemblee scolastiche pro Pal, occupazioni universitarie pro Pal? Lascio da parte (ma solo per un momento) le violenze di Udine, gli assalti contro le forze dell'ordine, i giornalisti feriti. Per quanto, provate a immaginare se la metà di quel caos fosse stato creato - che so - da Forza Nuova o da Casa Pound. Si griderebbe già allo squadrismo, al ritorno del fascismo, al ripetersi degli anni Venti del secolo scorso e altre amenità simili. Ma siccome i responsabili sono dalla parte degli autoproclamati “buoni e giusti”, tutto passa in cavalleria. Ma non perdere il filo. Anche accantonando gli atti violenti, quale sarebbe il senso di convocazioni che palesemente avvengono ogni volta uguali a se stesse, fuori dal tempo, come se l'orologio fosse rimasto fermo a una settimana fa, come se Trump non avesse combinato nulla, come se Sharm el Sheik fosse solo un'amena località turistica e non la sede dello storico vertice di lunedì scorso?

La risposta è fin troppo semplice. C'è qualcuno a cui dei fatti reali, e soprattutto della sorte di israeliani e palestinesi, non importava e non importa nulla. Il focus era e resta fare casino, accendere fuochi, e scaraventare questo caos contro il governo. “Palestina” era un nome in codice che molto presto potrà essere agevolmente sostituito con “legge di bilancio”, “rischio fascismo”, “integrazione degli immigrati”, o un altro alibi a piacere. E allora diciamolo, però, perché il gioco si è fatto tanto scoperto quanto insopportabile. E lo è su due piani ormai assai facili da decifrare. Da un lato, per ciò che riguarda le forze in campo determinate a creare e alimentari disordini, è evidente la convergenza tra tre componenti: antagonisti di sinistra (professionisti della guerriglia urbana), maranza e soggetti cosiddetti di seconda generazione (come truppa di complemento, come manovalanza aggiuntiva: lo avevamo visto chiaramente già due settimane fa con i disordini alla stazione di Milano), più agitatori islamisti che molto spesso danno il tono alle manifestazioni, guidano i cori, lanciano slogan antisemiti, portano bandiere di Hamas e Hezbollah.

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Su questo lato, c'è dunque una saldatura tra estremisti ideologizzati, odiatori dell'Italia non integrati (né desiderosi di esserlo) e soggetti islamisti radicalizzati. Ciascuno comprende quanto sia pericolosa questa miscela, come oggi Libero vi racconta per l'ennesima volta. Dopo di che, dall'altro lato, sul versante politico, assistiamo al fenomeno di partiti e sindacati “ufficiali” che non hanno la forza di fare argine, e meno che mai di contestare metodi e parole d'ordine inaccettabili. Al contrario, gregari e intimiditi come sono ridotti, dicono sì a tutto, offrono copertura politica, difettano perfino di quel minimo di coraggio che sarebbe necessario per prendere le distanze dagli slogan peggiori e dai comportamenti violenti. E sono lì a baloccarsi con l'argomento degli “infiltrati”, non comprendendo o fingendo di non capire che a questo punto con amara ironia - la qualifica di infiltrato si addice a un soggetto in buona fede e non animato da intenzioni violente che eventualmente si ritrovi in ​​mezzo a piazzate sempre più insensate e pericolose.

È l'ora di dire che la libertà di manifestazione è sempre e certamente un valore costituzionale da garantire. Ma non meno rilevanti sono la sicurezza di tutti i cittadini, la tutela dell'ordine pubblico, il contrasto alle operazioni di violenza organizzata e premeditata. Nessuno ha il diritto di trattare gli italiani da sciocchi: tutti vogliamo che sia sempre garantita la libertà di espressione e manifestazione. Ma, tranne pochi esagitati, nessuno ha intenzione di trascorrere un inverno con un paese intero sotto ricatto di violenti e prepotenti pronti a usare qualsiasi pretesto per cercare l'incidente e forse addirittura il morto.

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