A oltre 45 anni di distanza, una clamorosa possibile svolta nella morte di Piersanti Mattarella, ex presidente della Regione Sicilia (nonché fratello del presidente della Repubblica Sergio Mattarella) freddato dalla Mafia il 6 gennaio 1980.
La Dia di Palermo ha infatti notificato la misura degli arresti domiciliari a Filippo Piritore, 75 anni, ex funzionario della Squadra Mobile di Palermo ed ex prefetto. L'accusa è di avere depistato le indagini sull'omicidio. Sentito dai pm di Palermo sul guanto trovato il giorno del delitto a bordo della Fiat 127 utilizzata dai killer, mai repertato né sequestrato, Piritore avrebbe "reso dichiarazioni rivelatesi del tutto prive di riscontro, con cui ha contribuito a sviare le indagini funzionali (anche) al rinvenimento del guanto (mai ritrovato)".
Nell'indagine è spuntato anche il nome dell'ex 007 Bruno Contrada, già arrestato nel 1992 per concorso esterno in associazione mafiosa. All'epoca Contrada era dirigente della Squadra mobile. "Già da allora avevano un legame (con Piritore ndr) che ben travalicava il rapporto professionale", secondo i magistrati. Gli inquirenti scrivono di un appunto sull'agenda di Contrada del 1980. Il 2 marzo: "Ore 18 dr. Piritore Battesimo". Secondo i pm "Contrada aveva partecipato al battesimo della figlia del funzionario".
Secondo la procura di Palermo che indaga per l'omicidio di Mattarella, il guanto del killer, rinvenuto subito dopo il delitto, e poi scomparso, "rappresentava per gli inquirenti dell'epoca una fonte di prova privilegiata, essendo, appunto, l'unico oggetto che avrebbe potuto condurre alla identificazione dell'assassino ed essendo possibile anche allora, svolgere sullo stesso accertamenti tecnici, seppure meno sofisticati di quelli attuali".
Come si legge nella ordinanza che ha portato all'arresto dell'ex Prefetto Piritore, "ciò nonostante, ed è questa la prima macroscopica anomalia che va rilevata, il personale della Squadra Mobile di Palermo intervenuto al sopralluogo e incaricato di repertare quanto rinvenuto sulla Fiat 127, mai si premurò di sottoporre a sequestro quel guanto tanto che, né agli atti del processo né in quelli della polizia giudiziaria, si è mai rinvenuto il relativo verbale o anche solo un formale elenco con la sua repertazione - dicono i pm -. Anzi, nel successivo 'rapporto preliminare sullo stato delle indagini concernenti l'omicidio in persona dell'onorevole Mattarella' del 9 febbraio 1980, che conteneva il compendio delle indagini fin lì svolte, non si ritrova alcun minimo riferimento all'esistenza del guanto e ai relativi accertamenti che avrebbero dovuto compiersi, come se non fosse mai esistito".

