"Per fortuna viviamo in un'epoca di massima trasparenza, quindi hanno visto tutti quello che è successo a Udine". Le accuse di Amnesty International all'operato delle forze dell'ordine italiane in occasione degli scontri prima della partita Italia-Israele dello scorso 14 ottobre trovano oggi la forte e dura risposta del ministro degli Interni Matteo Piantedosi.
"Trovo pietoso rovesciare la realtà, quando si è visto ci sono stati dei facinorosi che hanno colto l'occasione per fare qualcosa che nulla aveva a che vedere con l'evento sportivo, con il sostegno al popolo palestinese ma era l'ennesima occasione per mettere in campo delle violenze", ha sottolineato il capo del Viminale a margine del tavolo interistituzionale anticorruzione, commentando il report di Amnesty International.
Pochi giorni fa l'organizzazione ha contestato all'Italia "violazioni dei diritti umani" durante la manifestazione Show Israel the red card organizzata a Udine in occasione del match valevole per le qualificazioni ai Mondiali di calcio del 2026, poi vinto dagli azzurri per 3-0. Il dato sportivo della serata era stato però superato dai disordini e dalle violenze messe in atto dai pro-Pal arrivati a Udine. Secondo Amnesty, sei osservatori sul posto e 18 interviste a partecipanti, organizzatori, un avvocato e un giornalista documenterebbero un "uso massiccio e indiscriminato di munizioni e granate contenenti gas lacrimogeni, cannoni ad acqua a distanza ravvicinata e, in misura minore, manganelli" da parte delle forze dell'ordine. Amnesty segnala che l'impiego sarebbe durato oltre un'ora e mezza e sarebbe avvenuto anche in piazza Primo Maggio, dove "in diversi casi le munizioni sono state sparate ad altezza di persona", costringendo gli organizzatori a interrompere la manifestazione "con largo anticipo rispetto alle tempistiche concordate con le autorità".
Un manifestante e giornalista avrebbe testimoniato di essere stato colpito con un manganello mentre era riparato e altri hanno riferito di aver riportato contusioni. Invece, le 13 persone fermate avrebbero parlato di telefoni sequestrati, trattenimento per ore e notifiche di foglio di via obbligatorio per un anno senza valutazioni giudiziarie considerate adeguate. Dure le critiche di Amnesty anche in merito al presunto "abuso" di questo strumento amministrativo, basato "su motivazioni vaghe e discrezionali e senza una preventiva autorizzazione giudiziaria né garanzie del processo penale". L'organizzazione ha reso noto inoltre di aver segnalato le proprie preoccupazioni in materia di diritti umani alla Questura di Udine il 30 ottobre senza ricevere risposta. Nessuna parola, invece, sulle proteste violente dei manifestanti.
Di fronte agli applausi delle opposizioni e in particolare di Serena Pellegrino, consigliera regionale di Alleanza Verdi e Sinistra, era arrivata nei giorni scorsi la replica di Walter Rizzetto, coordinatore di Fratelli d'Italia in Friuli Venezia Giulia: "E' paradossale e pericoloso che la sinistra regionale, invece di condannare chi ha creato disordini e messo a rischio la sicurezza di cittadini e forze dell'ordine, continui a evocare presunti abusi che non trovano alcun riscontro, come già chiarito dal ministero dell'Interno. Difendere chi ha aggredito le forze dell'ordine e seminato il caos in città significa delegittimare chi ogni giorno garantisce la sicurezza dei cittadini. E' un atteggiamento vergognoso che dimostra ancora una volta da che parte sta certa sinistra: non con lo Stato e con la legalità, ma con chi la viola".




