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Famiglia nel bosco, lo stato resti fuori dalla casa

Che scempio gli applausi al Tribunale che decide delle scelte di famiglia: la distonia suprema tra la retorica e l'atto
di Giovanni Sallustimartedì 25 novembre 2025
Famiglia nel bosco, lo stato resti fuori dalla casa

3' di lettura

C’è da districare un’apparente contraddizione della contemporaneità, che rimbomba dall’ormai arcinoto bosco vicino a Palmoli, Abruzzo profondo, anche se il mainstream fischietta e finge di non sentire. È la distonia suprema, quella che scava il fossato tra la parola e la cosa, tra la retorica e l’atto, taroccando il linguaggio con un suo surrogato ideologico. Per farla breve: scusate, esimie anime belle che infilate il green anche negli obiettivi aziendali, ma non si era detto che l’urgenza del nostro tempo era tornare alla Natura per scongiurare l’imminente (da lustri) apocalisse climatica? E poi, davanti a una famiglia che fa esattamente quello che predicate voi nei convegni in centro storico, torna a una vita “neorurale” in armonia con la Natura, che fate? Le togliete d’imperio i figli, abbiamo capito bene? Non è un’iperbole polemica, qui di esagerato c’è solamente la vostra ipocrisia, l’assolutezza adolescenziale dei princìpi che s’infrange al primo colpo di realtà. Perché nelle petizioni dottrinali, sciaguratamente tradotte anche in provvedimenti legislativi, non ci siete andati piano.

Bisogna Ripristinare la Natura, avete urlato in faccia a noi volgari ecoscettici inquinanti, ci avete perfino votato una legge nell’ex Europarlamento a maggioranza sinistra, si chiama Nature Restoration Law e prevede il ritorno delle paludi (le bonifiche del resto, si sa, sono paccottiglia fascista), lo smantellamento degli argini dei fiumi, la ripopolazione forzata di flora e fauna. Sostanzialmente: l’archiviazione della civiltà industriale, non a caso nominata come nemico par excellence insieme al sempiterno ed infetto “capitalismo” dalla vostra guru di riferimento, Greta Thunberg, nel suo Libro sul Clima (oggetto di venerazione acritica com’era in altri tempi ideologici il Libretto Rosso di Mao). Sì, avete seriamente fatto dell’ecoansia cronica di un’adolescente svedese, in bilico tra ossessione personale e prodotto di marketing, la filosofia di riferimento del progressismo 5.0, fino a capovolgerlo nel suo contrario, un oscurantismo pseudobucolico eretto sopra l’ossimoro della “decrescita felice”. Avete consegnato il vostro alfabeto e le vostre piazze al Gretino Collettivo, siete andati a rimorchio dei Friday for Future come ora andate a rimorchio dei ProPal (che poi sono le stesse “facce di figli di papà”, avrebbe detto Pasolini) in nome di una parola d’ordine grottesca: “emissioni zero”, la civiltà che abdica a se stessa.

Avete edificato un inedito culto colpevolizzante dell’iniziativa umana, soprattutto e ovviamente dell’Occidente industriale e capitalista, in nome del dogma della genesi antropica del riscaldamento globale (infischiandovene degli scienziati che la mettevano in dubbio, gente come Carlo Rubbia o Antonino Zichichi). Poi, accade che la famiglia Birmingham-Trevallion cali questo approccio nel vissuto, seppur con la moderazione pragmatica di chi i boschi non li ha visti solo in cartolina. Un’esistenza in armonia quotidiana con la Natura, una rinuncia serena a consumare e a produrre emissioni, il ritorno a un’economia circolare e fin a una pedagogia immersa nell’ambiente. E cosa succede? Succede che a voi questa famiglia non piace, perché coltiva il proprio cibo nella terra invece che ordinare vegano sull’applicazione di Deliveroo, e vi rintanate nel mutismo di fronte allo scempio illiberale dello Stato che sottrae loro i figli giudicando uno stile di vita. Addirittura, molti di voi applaudono lo scempio. Perché, come sostiene il filosofo Alain Finkilekraut, voi non conoscete davvero la Natura autentica, materiale, e in ogni caso non vi interessa. A voi interessano costrutti tutti artificiali come “l’ecosistema”, la “biodiversità”, l’Ambiente asettico e idealizzato che non esiste in nessun bosco, tutta roba buona per passare la nottata nei salotti metropolitani. Insomma, vi dedicate alacramente a un’ideologia rarefatta della Natura, mentre il domestico accompagna all’uscita la plebaglia del contado.