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Marco Terenzio, il sommo erudito che assaltava i pirati

di Sergio De Benedettigiovedì 25 dicembre 2025
Marco Terenzio, il sommo erudito che assaltava i pirati

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Nel Poema allegorico in terzine “Trionfi"+”, iniziato nel 1351, Francesco Petrarca definiva Marco Tullio Cicerone “sommo oratore”, Virgilio Publio Marone “sommo poeta" e Marco Terenzio Varrone “sommo erudito”. Nato da nobili origini a Rieti (all'epoca Reate) nel 116 aC, la famiglia di Marco Terenzio possedeva molte proprietà terriere nel luogo d'origine ma anche abitazioni lussuose nella zona di Tusculum (oggi Castelli Romani), a Baia nel Golfo di Napoli e nel Cassinate. A Roma frequentò naturalmente i Maestri del tempo quali Lucio Elio Stilone Preconino per gli studi di grammatica e Lucio Accio per la linguistica e la filologia. Come poi si confaceva alle famiglie di rango, Marco Terenzio visitò la Grecia da ragazzo ma soprattutto tra l'84 e l'82 dove divenne amico degli accademici e filosofi. Antioco di Ascalona.

Caratteristica fondamentale del nostro personaggio fu però di non chiudersi nei propri studi filosofici ma, al contrario, non mancò di occuparsi di politica divenendo triumviro capitale e questore nel '97 e legato dell'ordine senatorio in Illiria nel '78 dove parteggiò per Gneo Pompeo Magno ('106/'48), divenendo proquestore in Spagna tra il '76 ed il '72 e partecipe nei combattimenti contro i pirati in Sicilia ed a Delo, isola delle Cicladi nel Mare Egeo. La guerra civile del '49 lo vede soccombente in quanto attivo in favore del perdente Pompeo Magno ma apprezzato egualmente da Gaio Giulio Cesare ('100/'44) per la straordinaria cultura e per la notevole capacità di Cesare nello scegliere anche tra i nemici, al punto di affidargli l'incarico di predisporre due Biblioteche rispettivamente latina e greca, sospese purtroppo dopo l'uccisione dello stesso Giulio Cesare durante le idi di marzo del '44 ma riprese alcuni anni dopo attraverso Ottaviano Augusto ('63/'14 dC).

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Inserito nelle liste di proscrizione di Marco Antonio ('82/'30) e inizialmente dello stesso Ottaviano Augusto, non per gravi accuse ma più prosaicamente per avere la possibilità di prendersi cura delle sue ricchezze senza problemi, venne salvato dal Console Quinto Fufio Caleno ('76/'40) e si avvicinò caparbiamente ad Ottaviano dedicandogli il “De vita populi Romani”, teso a divinizzare l'immagine di Giulio Cesare attraverso la vita e lo spirito della Roma più antica. Deceduto sorprendentemente nel '27 ad 89 anni (Livia Drusilla - '57'29 dC vedova dell'Imperatore Augusto che sembrava immortale, morì ad 86), Marco Terenzio Varrone lascia una produzione immensa, in parte purtroppo perduta, di oltre settanta opere suddivise in 620 libri.

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