I genitori della famiglia nel bosco sarebbero cambiati, adottando atteggiamenti sempre più positivi. La vicenda è quella dei coniugi australiani Nathan e Catherine, che hanno deciso di vivere in un casolare nei boschi di Palmoli, in provincia di Chieti in Abruzzo, insieme ai tre figli di 6 e 8 anni. Figli che poi sono stati allontanati dalla coppia su decisione del tribunale dei minori dell'Aquila, che ha giudicato non idoneo il posto in cui i bambini stavano crescendo. Di lì il loro trasferimento in una casa famiglia a Vasto. Con loro anche la mamma, che però può vederli solo durante i pasti. Nel frattempo, i genitori hanno accettato una nuova casa a Palmoli offerta da un imprenditore locale, mentre sono in corso lavori di adeguamento per le problematiche igienico-sanitarie della dimora originale.
“I segnali di cambiamento avviati dai genitori, in termini di responsabilità e attenzione alle esigenze dei minori, costituiscono un elemento positivo che merita di essere sostenuto e consolidato”, ha scritto la curatrice speciale dei tre minori, l’avvocata Marika Bolognese, in un documento depositato alla Corte d’Appello de L’Aquila. Potrebbe essere la prima vera svolta del caso.
Famiglia nel bosco, il retroscena sconcertante: "Non volevano il sapone"
La battaglia legale si gioca ormai sul filo dei dettagli, mentre il tempo scorre e le Feste si avvicinano. I difensori d...Il documento, come scrive il quotidiano Il Centro, è stato depositato all’udienza di lunedì 15 dicembre. E anche se si continua a chiedere il rigetto del ricorso presentato dalla coppia, c'è comunque “un’apertura sostanziale”. Apertura senza precedenti nella vicenda di Palmoli. In particolare si riconosce l’impegno, da parte dei genitori, a lavorare per una soluzione senza andare allo scontro con le istituzioni. Dunque, se da una parte la curatrice conferma la legittimità dell’intervento del 20 novembre scorso, l'allontanamento dei bimbi dalla famiglia, dall’altra riconosce che i presupposti alla base della decisione stanno venendo meno.
Per l’avvocata Bolognese “appare significativo rilevare come l’attuale atteggiamento dei genitori risulti mutato in senso positivo”. Nathan e Catherine hanno manifestato “la volontà di aderire alle prescrizioni mediche, dimostrando una maggiore disponibilità a collaborare con i professionisti sanitari, nella consapevolezza che tali accertamenti sono diretti a garantire una tutela piena e informata del benessere dei figli”. Un'evoluzione che, scrive, assume rilievo “proprio nella prospettiva dell’interesse dei minori, che costituisce il parametro di riferimento primario per ogni valutazione del curatore e dell’autorità giudiziaria, e merita di essere valorizzata quale segnale di un percorso potenzialmente orientato a una più serena e responsabile assunzione delle scelte sanitarie nell’interesse dei bambini”.




