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Askatasuna, l'aula regalata dall'Università: l'ultimo caso a Torino

mercoledì 24 dicembre 2025
Askatasuna, l'aula regalata dall'Università: l'ultimo caso a Torino

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C’è un’aula al Campus Einaudi di Torino, dove hanno sede le facoltà di Giurisprudenza e Scienze Politiche, che si chiama “Break” ed è autogestita da oltre due anni. Qui spadroneggia il Cua, ovvero Collettivo universitario autonomo, braccio giovanile e finto-studentesco di Askatasuna. No Tav, pro-Pal, odiatori seriali delle forze dell’ordine. Si radunano ogni lunedì per prepararsi alle future battaglie: solo politica, cortei e scontri; corsi ed esami interessano ben poco. Il Cua nemmeno presenta nemmeno una propria lista alle elezioni universitarie, preferendo appoggiarsi a Studenti Indipendenti, ovvero l’estrema sinistra. 

Bene, anzi male, malissimo: quell’aula non l’hanno occupata con la forza ma gli è stata concessa dall’Università di Torino. Era il 17 aprile del 2023, quando il rettore si era arreso ai violenti. «Nonostante le resistenze da parte dell’istituzione universitaria, siamo riusciti a ottenere uno spazio a disposizione della comunità studentesca. È evidente che la nostra determinazione sia riuscita ad avere un riscontro positivo e che lottare insieme paga», esultarono allora gli antagonisti travestiti da studenti. «È solo l’inizio. Ci vediamo a Capodanno!», minacciano oggi rilanciando fieri i video della guerriglia urbana di sabato in corso Regina Margherita.

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LA CRONISTORIA
Ma riavvolgiamo il nastro. L’8 ottobre del 2021, la Digos del capoluogo piemontese aveva notificato 15 obblighi di firma ad altrettanti militanti del Collettivo e di Aska: tutti giovani tra i 19 e 31 anni, accusati di minaccia a incaricato di pubblico servizio, violenza privata, danneggiamento, invasione di terreni ed edifici e violazione di sigilli aggravati; altri sette furono denunciati. Non solo: il loro covo, ovvero l’aula occupata “Break” fu perquisito e sequestrato. Il motivo? Il 13 e il 14 febbraio del 2020 una quarantina di quei “bravi ragazzi” aveva accerchiato i reparti mobili di polizia intervenuti al Campus per permettere un volantinaggio sulle Foibe organizzato dal Fuan (Fronte universitario d’azione nazionale), aggredito due guardie giurate a calci e danneggiato lo spazio assegnato agli studenti di destra. Per quelle violenze, la Digos aveva denunciato 33 militanti di Askatasuna e del Cua, sempre loro, eseguendo 21 misure cautelari (tra luglio e ottobre 2020) e sequestrando anche la storica aula C1 occupata. Che nel maggio del 2021 fu più volte riconquistata, addirittura togliendo i sigilli messi dalla polizia, fino al 24 dello stesso mese, quando i barricaderi presero la “Break” (poi sgomberata, come detto sopra, a ottobre). Tra i 16 militanti condannati (nel dicembre del 2023) a otto mesi per quei blitz primaverili figurava anche il nome della pasionaria Sara Munari, l’«irrimedibile» secondo la Procura di Torino, una delle nuove guide di Aska. 

La tregua durò meno di due anni. Con la scusa della «cronica assenza di spazi destinati alle esigenze studentesche all’interno del Campus Einaudi», ad aprile 2023 il Cua si era impossessato nuovamente della C1, nel mentre riconvertita dall’ateneo in aula informatica. Era un modo per forzare la mano. Ne scaturì infatti una trattativa tra i vertici universitari e il Collettivo, vinta da quest’ultimo con la concessione della famosa “Break”. «L’università ha ceduto al ricatto e informalmente gli ha assegnato quest’aula, che è enorme e che potrebbe essere utilizzata da tutti gli studenti e invece ora è Ovviamente, c’erano pure quelli del Cua durante l’assalto alla Stampa del 28 novembre dicembre per chiedere la liberazione dell’imam pro Hamas. E c’erano sempre loro, il giorno dell’Immacolata, in Val Susa per festeggiare a suon di bombe carta e sassaiole il ventennale della liberazione del cantiere di Venaus. 

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Sabato scorso, erano di nuovo in prima linea, a prendersi la testa del corteo contro lo sgombero di Askatasuna. «Una giornata da non dimenticare», hanno detto. Eccitati dai cassonetti in fiamme e dagli undici celerini spediti in ospedale dopo gli scontri. Ci saranno anche a Capodanno, il 17 e il 31 gennaio: le prossime date annunciate in odor di guerriglia. Ma quando saranno cacciati dall’aula “Break”? «Spazi che dovrebbero essere a disposizione degli studenti per la didattica e il confronto libero vengono invece sottratti e trasformati in vere e proprie basi operative. Dopo lo sgombero di corso Regina Margherita è necessario restituire questi spazi agli studenti, affinché tornino a essere luoghi di studio, confronto e libertà, non zone franche dominate dalla violenza», attacca Raffaele Marascio, capogruppo di Fdi nella Circoscrizione 4 di Torino.

Intanto, i commercianti riuniti sotto il cappello di Epat (Esercizi pubblici associati Torino e provincia) e Fiepet (Federazione italiana degli esercenti pubblici e turistici) hanno inviato una lettera a prefetto, sindaco e governatore per chiedere «sussidi per i locali penalizzati dalla vicenda Askatasuna». La tensione che aleggia nel quartiere ha prodotto locali vuoti, disdette per paura e chiusure forzate. E all’orizzonte non si vede nulla di buono. Askatasuna fa danni nonostante i sigilli.