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Le Poste non lavoreranno più il sabato. Il Vaticano protesta

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"Così si penalizzano gli anziani". Sospese anche le consegne degli abbonamenti ai quotidiani

Eleonora Crisafulli
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"Se per le Poste la corrispondenza conta meno degli affari". Così l'Osservatore Romano contesta la decisione "epocale" delle Poste Italiane di non consegnare più la posta di sabato a partire da maggio 2011: "Nelle case degli italiani non sarà più recapitata la posta e, per inciso, neppure i giornali in abbonamento". Per il quotidiano vaticano è una scelta insensata, soprattutto considerando che "la continuità del servizio postale in Italia non era stata messa a repentaglio neppure nei periodi bellici". Dietro la decisione aziendale c'è la logica degli affari: "All'assenso dei sindacati contribuisce anche il fatto che i dipendenti riconvertiti avranno vantaggi di carriera e di stipendi, in quanto verranno promossi dal quarto livello, quello dei portalettere, al terzo, quello degli sportellisti". Nessun vantaggio invece per la popolazione e, in particolare, per gli abbonati ai quotidiani "che si vedranno recapitare di lunedì un giornale confezionato il venerdì. Per non parlare di tutte quelle persone, soprattutto anziane, che non usano posta elettronica e per le quali la corrispondenza è ancora una realtà molto importante. Anche il sabato".

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