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I dieci migliori paesi dove emigrare per trovare lavoro

Giulio Bucchi
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Crescono gli emigranti italiani, almeno un giovane su due si dice disposto ad espatriare per cercare lavoro. Sì, ma dove? L'indagine Istat sulle migrazioni registra sì il dato record per il 2013 (cancellazioni di residenza aumentate del 21%) e fotografa le destinazioni privilegiate dai nostri connazionali (Regno Unito, Germania, Svizzera e Francia), ma non basta. Per scegliere la mèta giusta per rifarsi una vita (o per trovare il primo impiego), al netto di possibilità economiche e capacità professionali individuali, occorre valutare con attenzione alcuni parametri dei Paesi in questione. I criteri di scelta - Un piccolo vademecum dell'emigrante, stilato dal sito economico LaVoce.info, mette al primo posto il Pil pro capite del Paese di destinazione: più è alto, più il Paese è ricco è più il mercato del lavoro è espansivo. Per capire se il Paese continuerà nel suo trend positivo, invece, occorre considerare il rapporto debito/Pil. C'è quindi l'indice di "efficienza" del sistema economico, dal quale dipende la facilità o meno di "fare business". Infine, la World Value Survey, indagine campionaria sulla "apertura" dei cittadini agli stranieri. In base a questi quattro criteri, si può stilare una classifica di massima delle nazioni più appetibili. La classifica - Non molto aperto agli stranieri, ma capitale mondiale degli investimenti esteri, il Qatar guida l'ideale top ten. Segue l'Australia per alta accettazione degli immigrati, libertà economica e basso debito pubblico. Al terzo posto la Svezia, ideale prototipo del modello socialdemocratico nordeuropeo: alto Pil pro capite e apertura sociale agli immigrati. Al quarto posto ancora Medio Oriente, con il Kuwait. Asia quinta con Singapore, Leone rampante per Pil e libertà economica anche se come per le nazioni mediorientali l'accettazione sociale degli stranieri è molto bassa. L'ex Eldorado degli italiani, gli Stati Uniti, al sesto posto mentre l'Olanda è settima. Ottava la locomotiva d'Europa, la Germania, mentre l'insospettabile Nuova Zelanda si piazza al nono posto con un buon livello medio in tutti e 4 i parametri considerati. Chiude la mini-classica Taiwan, che dalla sua gode di prospettive nel medio-lungo periodo decisamente migliori grazie a un debito pari al 38,9% del Pil.

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