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Filippo Facci: Scurdammoce 'a Padania

Matteo Legnani
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Che fastidio la gente che dissimula il proprio passato. Ieri La Stampa ha raccontato che Marco Travaglio negli anni Novanta scrisse sulla Padania con lo pseudonimo di Calandrino (devastante scoop che Libero già rivelò nel 2008, 2009 e 2013) e Travaglio si è schermito: lui fece solo "due-tre blob", ossia una raccolta di dichiarazioni contraddittorie, ma "ma non ho mai messo piede alla Padania, non ho mai ricevuto soldi ed avrò scritto al massimo due-tre volte, su Massimo D'Alema e Silvio Berlusconi". Ci sentiamo tutti molto meglio, ma se anche ci avesse messo piede? Se anche l'avessero pagato, come del resto hanno fatto altri giornali sovvenzionati, e come fece persino la Mondadori berlusconiana? Che noia, questi auto-ricostruttori di imene. Travaglio, in passato, ammise di aver votato Lega e scrisse sulla Padania del periodo secessionista quando c'erano titoli come "La più grande manifestazione indipendentista del secolo" o "Italia addio, indietro non si torna"; non scrisse solo di D'Alema e Berlusconi, scrisse anche di Bossi e ironizzò su chi l'aveva lodato negli anni precedenti, tipo Giorgio Bocca, Prodi, persino Santoro. Poi, chiusa La Voce, passò all'Unità e definì il federalismo "una stronzata" e "una boiata pazzesca". Perché le cose cambiano. Ora - dopo Di Pietro e Ingroia e i manetta boys - è il turno di Grillo col suo amico formaggio. Cose che succedono. Ps: già ricordammo che Calandrino, nel Decamerone, è definito "personaggio sciocco e credulone". di Filippo Facci

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