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Attento Obama, Michelle affila la frangetta...

Le femminista attaccano Barack per il complimento alla bella giudice e con la moglie c'è aria di crisi

Lucia Esposito
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  di Selvaggia Lucarelli Io lo sapevo. Quell'improvvisa frangetta sfoggiata da Michelle dopo l'elezione del marito non lasciava presagire nulla di buono. Lo sapevo che non era capriccio improvviso o una sforbiciata della figlia in cucina, in un sabato pomeriggio di complicità femminile. Non ce la vedevo Michelle, esausta dopo mesi di campagna elettorale costretta a recitare la parte della moglie devota  giurando che il marito è affettuoso, premuroso, canta per lei e abbassa sempre la tavoletta, costretta a infilarsi in bustini contenitivi in lega d'acciaio per invitare l'America a combattere l'obesità e a rispondere a interrogativi affascinanti tipo «Obama sta meglio in mutande, boxer o col pizzo Yamamay?», che festeggia la fine delle torture mediatiche con un nuovo taglio di capelli. Quella frangetta era un gesto di ribellione, altro che sfizio. E la ribellione, che fino a qualche giorno fa andava interpretata e letta tra le righe, si sta pericolosamente svelando in queste giornate nervose in cui il menage più solido della storia dopo quello di Enzo Paolo e Carmen Russo, comincia a scricchiolare.  Il primo inequivocabile segnale sono le interviste rilasciate da lei alle solite intervistatrici che cercano di carpirle frasi ad effetto sulla virilità di lui. Di solito Michelle sta al gioco e lascia intendere che il sogno americano sia contenuto a stento dagli slip del marito. Negli ultimi giorni però, le cose sono cambiate. Michelle risponde a chi le chiede se Obama sia un uomo affascinante che sì, «ha un po' di charme». Che nella classifica delle definizioni relative al proprio coniuge più deprimenti della storia viene subito dopo «è una brava persona» e «quando hai bisogno sai che c'è». Poi aggiunge che «è intelligente e in salute» e lì non si sa più se si stia riferendo a Obama o al suo cane Bo. Ma c'è di più. Qualche giorno dopo, la chiama un'emittente del Vermont  e lei ci mette il carico. Tra l'altro, è evidente che se ha cominciato a rilasciare interviste pure a una tv del Vermont, è un periodo in cui pur di parlar male del marito accetterebbe pure la D'Urso-intervista. «Parlo da madre single, molto indaffarata. Credetemi, quando il proprio marito fa il presidente, ci si sente un po' single», dice. Ora, se non è una palese manifestazione di crisi coniugale questa, ditemi voi cos'altro dovrebbe aggiungere Michelle per far capire al mondo che il marito rischia seriamente di tornare da un summit a Parigi con Hollande  e trovare che la moglie ha cambiato la serratura della porta alla Casa Bianca.  Dall'altra parte, Obama ci mette del suo. O meglio, inciampa per la prima volta in un incidente diplomatico che ha a che fare col mondo femminile e benchè sia sostanzialmente incolpevole, guarda caso, gli capita proprio nel periodo della frangetta nervosa. Va ad un banchetto di raccolta fondi a San Francisco e tra uomini si sa, passare dal discutere di fondi a fondoschiena è un attimo, per cui se ne esce con una frase candida e scivolosissima: «Kamala Harris è brillante, tosta, appassionata e anche, di molto, il procuratore distrettuale più attraente della nazione». E siccome siamo in America e non in Italia, non serve neppure che aggiunga «Ma poi la Harris viene? Quante volte viene?» per ritrovarsi sul groppone un bel caso Angela Bruno con annesse accuse di sessismo e ira funesta delle femministe a stelle e strisce. Ora, il motivo per cui questa frase abbia fatto tanto scalpore tra le donne d'America non mi è ben chiaro, ma mi è invece chiarissimo che Obama sia destinato a dormire sul divano e a scaldarsi la Pizza regina Findus nel microonde fino allo scadere del suo mandato da presidente. Se infatti le femministe hanno torto marcio, Michelle ha le sue ragioni. Kamala Harris, capo della Procura dello Stato della California, è indubbiamente una bella donna. Per capirci, è un po' un incrocio tra una Halle Berry e una Zoe Saldana col piglio della Finocchiaro. Da donna, che il presidente degli Stati Uniti abbia dato elegantemente della gnocca a una donna di 49 anni (dopo averne riconosciuto i suoi meriti professionali) anziché a una velina di venti, mi fa venir voglia di dire perfino grazie.  Ad Arcore, per dire, per arrivare a 49 anni dovevi sommare l'età di sei ragazze e aggiungere 10. E le femministe, anziché stracciare i maroni con le solite polemiche da racchie acide, dovrebbero apprezzare l'elogio pubblico della bellezza che si sposa con l'intelligenza. Dovrebbero apprezzare l'uomo che dice «è anche bella» e non «è anche intelligente», come se una donna brillante senza essere un cesso siderale, fosse un miracolo da sottoporre alla commissione vaticana. E ricordiamolo, questo sì che è un vero tabù sessista che sopravvive ad anni di sbiadita emancipazione. Ma io parlo da donna, mica da moglie. Fossi Michelle, mio marito l'aspetterei sulla porta di casa con le stesse forbici con cui ho tagliato la frangetta. P.s. Obama è un ottimo presidente. Un leader carismatico. Un politico abile e influente. Ed è anche un gran figo. E ora ditemi qualcosa.

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