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Pansa: il Pd in mano ai califfi. Ecco perché farà il male dell'Italia

Giampaolo Pansa

Il partito è governato da ras locali che pensano solo a soldi e potere. Danneggiando tutto il Paese

Giulio Bucchi
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Ad Asti gli iscritti al Partito democratico sono passati in una domenica da 165 a 341, e di loro 240 risultano albanesi. A Catania è stato azzerato il congresso provinciale per il numero eccessivo di tessere fantasma. A Lecce circolano quindicimila tessere in bianco quando gli iscritti sono poco più di quattromila. A Firenze sono spuntati dal nulla ottocento nuovi tesserati. Centocinquanta iscritti sono emersi di colpo in una sezione di Roma. In un comune vicino a Parma, dove nel 2012 gli iscritti al Pd erano appena tre, adesso sono saliti a cinquanta. A Torino si sono visti anziani ritirare dei soldi da un sconosciuto e poi andare a iscriversi al partito. Ancora a Firenze, per coordinare la campagna di Cuperlo al posto di un compagno ce ne sono quattro: due unitari o dialoganti, due doc o irremovibili.  Queste schegge di notizie le ricavo dai quotidiani degli ultimi giorni, testate diverse per linea politica. Certo, i giornali possono sbagliare. È sempre accaduto e sempre accadrà. Ma è possibile che sbaglino tutti, e tutti insieme, nella stessa direzione, quella di sostenere che dentro il Pd stanno accadendo robacce? Penso di no. Non credo esista nessuna congiura contro i democratici, nessuna macchina del fango montata ai danni della ditta guidata da Gugliemo Epifani. E allora penso che valga la pena di rifletterci, per cercare di capire che cosa stia succedendo nella parrocchia che si candida a governare l'Italia.  Leggi il Bestiario integrale di Giampaolo Pansa su Libero in edicola domenica 3 novembre  

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