Libero logo

(LaPresse)

Giorgia Meloni disintegra il '68: "Non ne possiamo più". Bonelli e Pd, crisi isterica

di Claudio Brigliadoridomenica 21 settembre 2025
3' di lettura

Con la riforma della Maturità, "se ti rifiuti di sostenere una delle prove di esame vieni bocciato: se fai volontariamente scena muta, magari perché pensi di portare avanti così chissà quale battaglia politica, poi devi ripetere l'anno. Perché il compito della scuola è insegnare, ma anche accettare il giudizio, rispettare le regole, e insegnare che a ogni cosa che fai seguono delle conseguenze. Perché non ne possiamo più dei disastri del '68, il 6 politico, una meritocrazia fondata su una distorta idea di uguaglianza".

Così la presidente del Consiglio Giorgia Meloni, intervenendo alla giornata di chiusura di Fenix, la festa di Gioventù nazionale in corso a Roma, disintegra uno dei totem culturali e politici del progressismo italiano. "Le scuole e le università devono essere liberate dalla gabbia opprimente e asfissiante in cui la sinistra le hanno tenute per anni", ha aggiunto la premier. Apriti cielo.

Come in un riflesso pavloviano, sono piovute critiche alla premier da tutti gli esponenti delle opposizioni. "Non esiste il 6 politico nel nostro Paese e ricordare il ’68, cioè 57 anni fa, è un’operazione che non rispetta l’intelligenza degli italiani - attacca Angelo Bonelli, deputato di Alleanza Verdi e sinistra e co-portavoce di Europa Verde -. Quello che la premier Meloni non dice è che il suo governo ha tagliato i fondi a scuola e università, rendendo l’accesso all’istruzione sempre più diseguale. Basta pensare ai 400 euro di spesa media per i libri scolastici, insostenibili per tante famiglie, mentre i dati Istat confermano che la povertà educativa colpisce soprattutto i bambini del Sud".

Quindi il solito ritornello: "La stessa premier che oggi parla di merito è quella che resta muta di fronte al genocidio in corso a Gaza, dove oltre mezzo milione di persone sono state costrette a fuggire, bambini muoiono sotto le bombe e l’Italia continua a non pretendere un cessate il fuoco immediato. È anche la premier che finge di non vedere la crisi climatica che sta devastando il nostro Paese con alluvioni e siccità, mentre il suo governo continua a negare politiche serie per la riconversione ecologica e per difendere i cittadini dalle catastrofi ambientali. Il futuro dell’Italia non può essere fatto di meno scuola, più armi e più disuguaglianze. Deve essere fondato su istruzione pubblica, giustizia sociale e difesa dell’ambiente", conclude Bonelli.

Gli fa eco l'alleata Irene Manzi, responsabile nazionale scuola del Pd: "Ogni volta che la Presidente del Consiglio o un rappresentante del suo governo parla di scuola o università, lo fa agitando fantasmi ideologici del passato, evocando complotti inesistenti e alimentando un clima di contrapposizione che non aiuta nessuno". Meloni, prosegue la dem, "tace su edilizia scolastica, stipendi dei docenti, investimenti sul diritto allo studio, tagliando risorse e cattedre. Alle famiglie, agli studenti e ai docenti interessa sapere cosa si farà per la scuola e non ascoltare teorie ideologiche che non interessano a nessuno. Se davvero la scuola deve insegnare il rispetto delle regole, allora sia il Governo per primo a rispettare il mondo dell’istruzione: con risorse adeguate, ascolto delle comunità educanti e politiche serie, non con crociate ideologiche o riforme calate dall’alto".

ti potrebbero interessare