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Calderoli: la Costituzione
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deve tutelare i dialetti
Roberto Calderoli torna nuovamente all'attacco a nome della Lega Nord: “Vogliamo che l'italiano venga inserito come lingua ufficiale nella Costituzione, cosa che non è mai stata fatta, e tutelato dai troppi termini inglesi e dal dialetto romanesco che lo stanno snaturando. Allo stesso tempo bisogna farsi carico di quelli che vengono inopportunamente chiamati dialetti”. Parole che non hanno fatto altro che prolungare le polemiche dei giorni scorsi, con risposte piuttosto dure anche dall'interno della maggioranza. La proposta leghista - “È la mancanza di libertà – ha aggiunto il ministro per la Semplificazione - e il non riconoscimento di quelle che sono le tradizioni del popolo che mettono a rischio l'unità di un Paese. Non ci vedo nulla di eversivo nel ricordare che la lingua italiana è stata creata artificialmente. È stata fatta una piccola truffa nel 1861 per dire che in Italia solo l'1,7% della popolazione parlava l'italiano: hanno incluso d'ufficio gli abitanti del Lazio e della Toscana. Lo stesso artefice dell'unità d'Italia, Vittorio Emanuele II non lo parlava e il suo discorso al primo Parlamento italiano lo ha fatto in piemontese. Soltanto nel '63 si è superato il 50% di coloro che capivano l'italiano. E oggi l'uso del dialetto supera il 40%. Se vogliamo veramente festeggiare la nascita della Nazione non si può chiudere gli occhi davanti alla realtà”. A sostegno della sua posizione, Calderoli ha voluto sottolineare che “questa proposta l'ho fatta già nella scorsa legislatura ed ero in buona compagnia visto che è stata sottoscritta anche da esponenti della sinistra come Sergio Zavoli, Anna Finocchiaro e Antonio Polito. Tra le firme c'era pure quella di Tibaldi dei Comunisti italiani”. La campagna della Poli Bortone - Ma non è bastato a calmare le acque. La senatrice Poli Bortone, presidente del movimento Io Sud, tramite un comunicato, è tornata a chiedere il boicottaggio dei prodotti del Nord, in risposta alle parole del “ministro nordista” Luca Zaia che anche oggi ha criticato con una lettera alla Gazzetta del Mezzogiorno di Bari il recente appello ai meridionali della Poli Bortone perché non comprino prodotti della Padania. “Comprendiamo la forte preoccupazione attuale del Ministro nordista che prima di scrivere lettere connotate da evidente qualunquismo – ha risposto la Poli Bortone -, bene avrebbe fatto a spiegare i motivi per cui ha impegnato notevoli fondi comunitari per l'acquisto esclusivo di Parmigiano Reggiano, così come bene avrebbe fatto ad indagare sulle truffe delle cooperative zootecniche del Nord, di cui si è avuto solo una rapida fugace notizia (figuriamoci se fosse accaduto al Sud!)”. Idv: giù le mani dai Fas - Ad alzare la voce è stata anche l'Italia dei valori. “Giù le mani dai Fas per le celebrazioni dei 150 anni dell'unità d'Italia. Basta con i regali alla Lega”, ha affermato il capogruppo dei senatori Felice Belisario. “I fondi per le aree sotto utilizzate – ha aggiunto -, i cosiddetti Fas, dall'inizio di questa legislatura sono stati utilizzati dal governo come una cassa a cui attingere per le operazioni più disparate, e sempre diverse da quelle a cui erano destinati. Ora, dopo la solita polemica estiva scatenata da Bossi, il ministro Scajola propone di attingere ancora dai Fas per le celebrazioni dei 150 anni dell'unità d'Italia. È ora di smetterla di depredare il Sud”. Malumori anche nel PdL - Osvaldo Napoli, vice capogruppo del PdL alla Camera, ha invece dichiarato che l'inserimento nella Costituzione di norme per la tutela dell'italiano e dei dialetti non è affatto una buona idea. Nel rivolgersi all'“amico ministro Roberto Calderoli”, che definisce “persona di comprovato buon senso”, ha posto una domanda agli alleati del Carroccio: “Sapete indicare una sola democrazia al mondo, federalista o centralista non importa, che abbia nella propria Costituzione la tutela dei dialetti? A Calderoli suggerirei a questo punto di affidarsi alle competenze di filologi e linguisti per comprendere come la lingua italiana non sia affatto artificiale, ma semmai una lingua soprattutto e troppo, come si diceva un tempo, per 'uomini di lettere'”.
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