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procure vuote, i giudici minacciano lo sciopero

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I penalisti: nonnismo. Alfano: chiusura inaccettabile

Albina Perri
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Penalisti contro Anm. La riforma della giustizia fa litigare avvocati e giudici. L'Anm, infatti, ha minacciato oggi di scioperare, se il governo no risolverà il problema delle procure a rischio, lasciate vuote dai magistrati. E l'unione delle Camere penali ribatte tacciando l'Anm di voler solo fare polemica e barricate. Di più: di voler esercitare una sorta di nonnismo nei confronti dei magistrati appena nominati, ai quali le sedi vacanti e disagiate  dovrebbero- secondo i magistrati- andare. Piuttosto che  agitare polemiche e creare allarmismi l'anm farebbe bene ad agire con  senso di responsabilità  "Nulla di nuovo sotto il sole  dell'Anm: le solite sortite restauratrici e la minaccia di uno  sciopero", dicono i penalisti. "Insofferente e ostile a qualsiasi cambiamento il sindacato  dei magistrati rivendica di spostare all'indietro le lancette  dell'orologio e di destinare alle sedi "non richieste dai magistrati  anziani", e per questo ritenute disagiate, i giovani di prima nomina  sulla base di uno schema di pensiero che ricorda il nonnismo nelle  caserme ai tempi della naia", afferma, in una nota, l'Unione Camere Penali Italiane (Ucpi).    "L'emergenza vuoti di organico, che trova origine proprio  all'interno dei comportamenti del corpo dei magistrati, diventa  l'occasione per erigere barricate contro ogni ipotesi di riforma che  guardi in avanti in senso liberale e democratico. Piuttosto che  agitare polemiche e creare allarmismi l'anm farebbe bene ad agire con  senso di responsabilità verso il paese e ad occuparsi di quelle  prassi distorte che sottraggono risorse alla amministrazione della  giustizia, a partire dai 260 magistrati fuori ruolo", conclude l'Ucpi. D'accordo il ministro Alfano- La «chiusura corporativa e di retroguardia» dell'Associazione nazionale magistrati è «inaccettabile», ha detto il  ministro della Giustizia. «Dispiace che l'Anm ironizzi e affigga vignette su un provvedimento del governo -afferma Alfano in una nota- invece di contribuire a risolvere il problema e cioè coprire immediatamente le sedi disagiate che, in realtà, disagiate non sono, ma solo sgradite ai magistrati». «Il governo Berlusconi è intervenuto in materia con due importanti provvedimenti: il decreto legge del dicembre 2008 che introduce incentivi economici e di carriera per coloro i quali intendono trasferirsi volontariamente nelle cosiddette sedi disagiate, e il recente decreto legge del dicembre 2009 che istituisce il meccanismo del trasferimento d'ufficio, in via transitoria, fino al 2014». L'associazione nazionale magistrati aveva detto di essere  pronta anche a proclamare uno sciopero per dare un forte segnale di allarme sulla grave situazione di scoperture di organico nelle procure. Aprendo i lavori dell'assemblea organizzata dall'Anm oggi in Cassazione, davanti a procuratori provenienti da tutta Italia, il presidente del sindacato delle toghe, Luca Palamara, ha avvertito che i magistrati sono pronti a iniziative «estreme».   L'Anm non potrà assistere inerme allo svuotamento degli uffici di procura ma vuole una riforma della giustizia che assicuri un processo giusto in tempi ragionevoli «L'Anm non potrà assistere inerme allo svuotamento degli uffici di procura ma vuole una riforma della giustizia che assicuri un processo giusto in tempi ragionevoli e vuole uffici organizzati e funzionanti - ha spiegato Palamara -. Ecco perché l'associazione è fermamente intenzionata ad adottare ogni efficace e anche estrema iniziativa di mobilitazione della magistratura associata e di sensibilizzazione dell'opinione pubblica sulla gravità della situazione attuale». Secondo il sindacato delle toghe la «desertificazione» delle procure è «drammatica»: in due soli anni le scoperture di organico si sono quadruplicate passando da 68 a 249.   L'Anm si è detta contraria al decreto legge varato dal governo che per risolvere i vuoti pensa a trasferimenti d'ufficio negli uffici di procura, soprattutto nelle cosiddette sedi disagiate e punta piuttosto - oltre alla soluzione temporanea di revocare il divieto di mandare nelle procure i magistrati di prima nomina - sulla revisione delle circoscrizioni giudiziarie, definita da Palamara «l'unica soluzione stabile ed efficace».

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