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La religione di Avatar nata in Piemonte

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Lo afferma un articolo di "Avvenire"

Monica Rizzello
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La religione di “Avatar” sarebbe nata in Piemonte: il kolossal americano del regista James Cameron presenta infatti somiglianze straordinarie con la setta di Damanhur, fondata nel 1976 in Valchiusella da Oberto Airaudi, famosa per il suo grande tempio sotterraneo e che, per quanto i suoi «cittadini» - come preferiscono farsi chiamare - non amino questa etichetta, rappresenta la più grande comunità New Age del mondo. Lo afferma Massimo Introvigne, uno dei massimi esperti di sette e nuove religioni ed in particolare di New Age, in un articolo pubblicato oggi da “Avvenire”, il quotidiano della Conferenza episcopale italiana: «Chi ha qualche familiarità con questo mondo di fronte ad “Avatar” non può fare a meno di notare che il gruppo New Age che si avvicina di più alle idee dei Nàvi non sta negli Stati Uniti - scrive Introvigne - ma in Italia, in provincia di Torino. È Damanhur, il centro “acquariano”. L'ipotesi secondo cui Cameron potrebbe essersi ispirato a Damanhur non è peregrina. Libri e video in inglese su Damanhur sono molto diffusi nel circuito New Age americano, e la storia del tempio sotterraneo che la comunità è riuscita incredibilmente a tenere segreto fino al 1992 ha affascinato anche i grandi quotidiani». Secondo “Avvenire”, quindi, le somiglianze sono sorprendenti: come il tempio sotterraneo di Damanhur, il centro del potere e della spiritualità dei Nàvi è nascosto (in un enorme albero); come i damanhuriani, i Nàvi hanno una loro lingua sacra, il cui uso, sia nel film di Cameron sia a Damanhur in Valchiusella, aiuta a segnare la differenza con chi non fa parte della comunità; sia i Nàvi sia i cittadini di Damanhur sottolineano il valore dell'appartenenza un “popolo” che non è solo etnica, ma iniziatica e - come dimostra il caso stesso del protagonista del film - volontaria. I damanhuriani si salutano, riconoscendo la comunione profonda che regna fra loro, con le parole “Con te”, non con il consueto buongiorno: lo stesso fanno i Nàvi dicendo “Ti vedo”. Inoltre, a Damanhur ogni fedele stabilisce uno speciale legame (bilaterale) con un animale, di cui prende il nome: tra i Nàvi ogni guerriero o guerriera diventa tale scegliendo un animale alato da cavalcare ed essendone nel contempo scelto. Il cittadino di Damanhur, scrive il fondatore Airaudi, diventa «goccia cosciente di sé e di tutte le altre gocce formanti il mare dell'Essere». I Nàvi, afferma Introvigne, sarebbero d'accordo. Il giornale della Cei sottolinea altre somiglianze: sia i Nàvi sia i damanhuriani credono panteisticamente in un grande Tutto dove ogni manifestazione della natura e della vita è in collegamento con tutte le altre; come i Nàvi, i damanhuriani cercano di interagire con queste connessioni, anche attraverso l'uso di speciali simboli, ottenendone, o così dicono, risultati anche in campo terapeutico. «Si capisce - negli Stati Uniti e altrove - la diffidenza delle Chiese e comunità cristiane, per cui il panteismo e la negazione della differenza ontologica fra il Creatore e il creato sono nemici secolari che oggi ritornano con il New Age. Ma finora non sono stati in molti a vedere l'origine di questa nuova religione hollywoodiana molto vicino a casa nostra, in Valchiusella. I Nàvi venerano Eywa, la Madre o il Tutto. L'albero, centro della spiritualità, è analogo al tempio della setta, i cui fedeli, come nel film, stabiliscono un legame con un animale», conclude lo storico delle settereligiose Massimo Introvigne.

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