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Brasile, ambientalisti contro Lula

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Il leader brasiliano ha approvato la costruzione della terza diga più grande del mondo

Eleonora Crisafulli
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Il presidente del Brasile dà il via libera alla costruzione della diga di Belo Monte. Ambientalisti, ecologisti e indiani del Xingu sono delusi dal loro leader Luiz Inacio Lula da Silva per le conseguenze che la sua scelta potrebbe avere sull'ecosistema di una regione come l'Amazzonia.L'edificazione della terza diga più grande del mondo e di un impianto idroelettrico da 11 miliardi di dollari e 11mila megawatt  avrebbe conseguenza devastanti anche sulla popolazione indigena. Le proteste - Con l'appropvazione di ieri prendono slancio le proteste. Il cantante Sting è stato il primo portavoce degli indiani quando, lo scorso anno, a San Paolo del Brasile invitò sul palco un cacicco per denunciare il progetto di Belo Monte. Antonia Melo del Movimento Xingu Vivo, una gruppo di 150 Ong e organizzazioni di indigeni, ha spiegato: "E' un progetto che va a beneficio solo dell'industria. Contrariamente a quanto dicono, non si tratta di energia pulita: genera gas metano che modifica il clima e 30mila persone dovranno lasciare le loro case". La diga implica infatti l'inondazione di 500 chilometri quadrati di terre, lungo il corso del fiume Xingu, nella regione di Altamira. Gli abitanti locali annunciano manifestazioni e la stessa procura brasiliana avanza dubbi sul progetto: "Ci saranno 85mila persone alla ricerca di un lavoro" e un nuovo processo di deforestazione. D'altra parte non è la prima volta che il governo brasiliano approva simili progetti: altre due dighe sono state costruite sul Rio Madeira, in Amazzonia. Quella di Itaipu è una delle più grandi al mondo.

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