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Iraq verso la democrazia

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Alle urne oltre il 62% dei votanti. Al Qaeda fuori gioco. Domani i risultati definitivi

Maria Acqua Simi
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In Iraq, forse, la democrazia sta tornando. Questa volta per davvero. Sono in tanti, tantissime le donne, ad aver votato. Al secondo giorno di conteggio delle schede elettorali, il premier uscente Nouri al-Maliki sembra essere il favorito e la sua formazione già canta vittoria. Commentando i risultati non ancora ufficiali che circolano nelle diverse circoscrizioni elettorali del Paese il parlamentare, che fa capo alla lista di al-Maliki, si dice fiducioso della vittoria. E aggiunge: “La Costituzione prevede che la lista più votata ha il compito di formare il governo e nominare il nuovo premier ed è quello che faremo. Dai risultati che abbiamo raccolto a livello locale è evidente che la lista di Iyad Allawi è la seconda, ma con molti voti di differenza rispetto alla nostra”.  In attesa dei risultati ufficiali ieri è stata resa nota l'affluenza al voto: 62%, più alta di quella delle provinciali del gennaio 2009 (51%), ma inferiore a quella delle legislative del dicembre 2005, quando aveva votato il 79,63% degli aventi diritto. Uno smacco per il ramo iracheno dell'organizzazione di Osama Bin Laden, che aveva ammonito a non andare a votare, pena la morte, "in particolare nelle zone sunnite". " E' stato un voto della gente contro i terroristi che la comunità internazionale deve salutare con favore", ha commentato il ministro degli esteri Franco Frattini per il quale queste elezioni vanno lette come "un pilastro verso la costruzione di una democrazia che si potrà consolidare ulteriormente". Bye Bye Al Qaeda- L'ammonimento di Al Qaeda a disertare le urne ha funzionato per poche ore, al mattino, quando sulle città, e soprattutto a Baghdad, si è abbattuta una pioggia di razzi e colpi di mortaio, che ha provocato la morte di 38 persone. Ma che è poi rapidamente scemata e gli elettori, vedendo anche che non c'è stato lo sciame di attentatori suicidi minacciato, sono andati in massa ai seggi. E nelle stesse quattro province sunnite, secondo i primi dati lasciati trapelare, sarebbe in testa la lista "laica e trasversale" al Iraqiya guidata dall'ex premier Allawi, che è sciita. E che è affiancato dall'attuale vice presidente sunnita Tareq al Hashimi. La lista per lo Stato di Diritto del premier Nuri al Maliki, che a sua volta da tempo cerca di darsi un'immagine trasversale, sarebbe invece in testa nelle nove province sciite del Sud. Ancora non ci sono indicazioni sui risultati a Baghdad, che ha il più alto numero di elettori e potrebbe quindi essere decisiva, ma secondo le prime indicazioni con ogni probabilità al Maliki non avrà comunque una maggioranza sufficiente per governare e dovrà quindi cercare alleanze.

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