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Sopralluogo nella zona del suicidio di Vanacore

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Ancora misteri sul delitto di via Poma

Monica Rizzello
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Stanno eseguendo un sopralluogo nelle acque del litorale di Torre Ovo, i carabinieri del Nucleo Subacqueo del comando provinciale di Taranto, su delega del pubblico ministero Maurizio Carbone. In quel punto, il 9 marzo scorso, si è suicidato Pietrino Vanacore, di 77 anni, l'ex portiere dello stabile di via Poma a Roma, in cui fu uccisa Simonetta Cesaroni. Il magistrato inquirente, che ha aperto un'inchiesta per istigazione al suicidio, intende verificare l'esatta profondità dell'acqua in cui si è tuffato Vanacore. La perlustrazione in mare è eseguita da due sub dell'Arma dei carabinieri, mentre una decina di militari hanno eseguito il sopralluogo nella zona. Presente anche il sindaco di Torricella, Giuseppe Turco, medico e amico personale di Vanacore. Vanacore si è suicidato legandosi una lunga fune a un piede e l'altra estremità a un albero sulla scogliera. Poi avrebbe ingerito un quantitativo imprecisato di anticrittogamico: questo aspetto, però, dovrà essere chiarito dagli esami tossicologici. L'autopsia ha accertato che l'ex portiere di via Poma è morto per annegamento, anche se il cadavere è stato ritrovato in un tratto di mare in cui l'acqua è piuttosto bassa. All'interno della sua auto, una vecchia Citroen Ax di colore grigio, Vanacore aveva lasciato due cartelli con il messaggio “Venti anni di sofferenze e di sospetti ti portano al suicidio”, e un bigliettino con la scritta “Senza nessuna colpa, nè mia nè della mia famiglia, ci hanno distrutti nel morale, nell'immagine e tutto il resto. Lo porteranno sulla coscienza”.

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