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Consorte, Coppola e altri 19 a rischio processo per Bnl-Unipol

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L'accusa è aggiotaggio e ostacolo alle funzioni di vigilanza

Michela Ravalico
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Ventuno persone e sedici, tra banche, compagnie assicurative e società, rischiano di finire sotto processo a Roma, per aggiotaggio e ostacolo all'esercizio delle funzioni delle autorità pubbliche di vigilanza, nell'ambito dell'inchiesta sul contropatto, cioè sul presunto accordo occulto messo in atto da immobiliaristi e raider che, tra il 2004 e il 2005, rastrellarono azioni Bnl per contrastare gli spagnoli del Banco di Bilbao a un passo dall'acquisto dell'istituto di credito grazie all'appoggio di Generali e Diego della Valle. Il procuratore Giovanni Ferrara, l'aggiunto Nello Rossi e i pm Giuseppe Cascini e Rodolfo Sabelli del Tribunale di Roma hanno firmato la richiesta di rinvio a giudizio nei confronti di Francesco Gaetano Caltagirone (presidente del patto di sindacato denominato 'contropattò), Stefano Ricucci, Vito Bonsignore, Danilo Coppola, Giuseppe Statuto, Ettore e Tiberio Lonati, Emilio Gnutti, Giulio Grazioli, Giampietro Nattino (ad di Banca Finnat), Giovanni Consorte e Ivano Sacchetti (capi di Unipol), Gianpiero Fiorani e Gianfranco Boni (di Bpi), Guido Leoni (ad della Popolare della Emilia Romagna), Giovanni Alberto Berneschi (presidente del cda della Carige), Gianluigi Simone, Marco Malvicini e Stefano Roma (gestore del Leo Fund Managers Limited). La vicenda - Tra aprile e maggio del 2005 si svolse una delle scalate bancarie più note: quella dell'assicurazione bolognese Unipol (la rossa Unipol) su Bnl. Gli indagati, in quanto titolari diretti o indiretti di azioni Bnl, in concorso con l'allora Governatore della Banca d'Italia Antonio Fazio e l'ex direttore centrale per la Vigilanza Creditizia e Finanziaria dello stesso organo, Francesco Frasca, "che rafforzavano il proposito criminoso, assicurando loro il sostegno del vertice della Banca d'Italia al progetto di acquisizione del controllo della Bnl, realizzavano una serie di operazioni simulate e artificiose concretamente idonee a provocare una sensibile alterazione del presso delle azioni della società quotata Bnl". Tre gli scopi perseguiti secondo i pm: 1) determinare il fallimento della Offerta Pubblica di Scambio su Bnl annunciata il 18 marzo 2005 dal Banco di Bilbao; 2) rastrellare azioni al fine di acquisire il controllo della Banca; 3) fissare a non meno di 2,70 euro il prezzo delle azioni per chi avesse voluto acquisire il controllo della banca. Stando agli accertamenti della Guardia di Finanza, in particolare, tra il 10 maggio e il 21 maggio 2005, Roma e Boni, in accordo con Fiorani, "effettuavano acquisti sul titolo Bnl in maniera intensa e continuata in modo da determinare un forte andamento al rialzo delle quotazioni del titolo che passava da 2,4 euro ad azione del 10 maggio (valore corrispondente a quella della OPS del Bbva) a 2,7 euro del 20 maggio, mantenendosi per tutto il periodo ben al di sopra del valore della OPS".

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