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Nessuna richiesta di arresto per Lombardo

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La procura di Catania smentisce la notizia pubblicata da Repubblica su un provvedimento a carico del governatore della Sicilia

Eleonora Crisafulli
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Nessuna richiesta di arresto a carico di Raffaele Lombardo. Così la procura di Catania smentisce la notizia pubblicata e diffusa oggi dalla stampa su un presunto provvedimento contro il governatore della Regione Sicilia, accusato di concorso esterno in associazione mafiosa, il fratello Angelo e altri politici coinvolti nell'inchiesta su mafia e appalti. In un comunicato ufficiale i magistrati etnei precisano: "Con riferimento alle notizie pubblicate sull'edizione odierna del quotidiano La Repubblica al fine di evitare inopportune strumentalizzazioni dell'attività dell'ufficio in vista di finalità che le sono assolutamente estranee e alle quali non intende prestarsi, la procura distrettuale precisa che l'ufficio non ha avanzato alcuna richiesta nei confronti del governatore Lombardo o di altri politici, ogni differente notizia al riguardo, comunque diffusa, e a qualunque personaggio politico riferita, è pertanto del tutto priva di ogni fondamento". Conclude la procura: "Allo scopo, infine di evitare che attraverso iniziative mediatiche, anche dal doveroso riserbo dell'ufficio si tenti di trarre illazioni circa gli orientamenti, le valutazioni o le determinazioni del medesimo, le procura non interloquirà più in alcun modo sull'argomento". E prima ancora della smentita ufficiale, Lombardo, che ha convocato d'urgenza una conferenza stampa, ha scritto sul suo blog: "La mafia reagisce come può. Talvolta può fare pervenire alle persone giuste le informazioni sbagliate o quelle che le convengono. Credo che magistrati e cittadini debbano guardare ai fatti. Ne cito uno: la mia giunta ha fatto saltare il più grande affare che la mafia si apprestava a fare, quello collegato al sistema dei rifiuti". "Come ha detto Scarpinato nella sua relazione alla commissione per la lotta alla criminalità Cosa nostra aveva precisi interessi e puntava a infilarsi nel sistema dei rifiuti che gli avrebbe consentito di lucrare 5-7 miliardi di euro e una rendita annua di centinaia di milioni di euro per i prossimi 20-30 anni, e forse più, tutti sulla pelle e sul sangue dei siciliani". Lo stop imposto dal suo governo, conclude, "è stato un colpo abbastanza forte, anche perché a fronte dei vantaggi ci sono state più che aspettative, forse anche spese anticipate. Noi abbiamo avuto il coraggio, l'onestà, il senso del dovere per bloccare questa porcheria. Il resto sono solo chiacchiere, fandonie, infamie".

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