Cerca
Logo
Cerca
+

Uccisa davanti alla figlia di 14 mesi, arrestato il responsabile

default_image

Marcella Rizzello uccisa da un uomo e dalla compagna. I due avrebbero tentato anche lo stupro

Monica Rizzello
  • a
  • a
  • a

Uccisa per 100 euro - È stata uccisa per circa cento euro. È questo il valore della refurtiva - una vecchia macchinetta fotografica, un portafogli e pochi altri oggetti - rubata a Marcella Rizzello, la donna di 30 anni uccisa a coltellate nella sua casa a Civita Castellana, sotto gli occhi della figlioletta Giada di 14 mesi. L'uomo fermato per l'omicidio è un 35enne residente ad Aprilia, in provincia di Latina, Giorgio De Vito, che abita da alcuni anni a Civita Castellana, in provincia di Viterbo. Si tratta di un cosiddetto “topo d'appartamento”, che ha alle spalle diverse condanne per furto e denunce per molestia verso le donne. L'assassino è stato incastrato da cinque macchie di sangue lasciate sul luogo del delitto, dalle quali i carabinieri del Ris hanno estratto il suo Dna, una decina d'impronte di scarpe e l'impronta palmare della sua mano, trovata sulla parte interna della porta del bagno, dove si era lavato dopo l'omicidio. Inoltre, a casa della madre dell'uomo ad Aprilia, durante una perquisizione, è stata ritrovata la macchinetta fotografica di Marcella. Su iniziativa dei carabinieri è stata fermata anche una donna polacca di 34 anni, che all'epoca del delitto era la convivente di De Vito. Secondo i militari avrebbe partecipato al furto sfociato nell'omicidio, probabilmente con un ruolo attivo. Oltre alla compagna, per la quale l'uomo aveva scatenato la rissa col suo precedente convivente, un operaio di 39 anni residente a Fabrica di Roma, secondo i carabinieri, nell'omicidio di Marcella sarebbero coinvolte anche altre persone che, in questo momento, sono sotto interrogatorio. Il tentato stupro - Giorgio De Vito, l'uomo fermato nell'ambito delle indagini per l'omicidio di Marcella Rizzello, insieme con la sua ex convivente, una donna polacca di circa trent'anni, avrebbe tentato di stuprare la vittima. La violenza avrebbe dovuto essere una sorta di punizione per la sua forte reazione della vittima. A sostegno della tesi degli inquirenti, ci sarebbe il fatto che la donna sia stata trovata seminuda, con gli slip calati e una bottiglia adagiata in mezzo alle gambe: circostanza interpretata come «un tentativo di depistaggio, uno sfregio o un messaggio». I carabinieri hanno spiegato che la violenza non c'è stata, ma molti indizi lasciano intendere che era nell'intenzione del presunto omicida e della sua convivente. Alla domanda se sia credibile un tentativo di stupro compiuto da un uomo insieme alla sua compagna, i carabinieri hanno risposto che il profilo psicologico e criminale del fermato e della donna lo rendono probabile. L'omicidio - L'assassino e una complice, all'epoca dei fatti sua convivente, sono entrati in casa di Marcella Rizzello, la donna di 30 anni accoltellata a morte nella sua abitazione a Civita Castellana, in provincia di Viterbo, per commettere un furto del valore di 100 euro. Erano circa le 12 del 3 febbraio scorso. Per entrare hanno dovuto semplicemente girare la chiave che la donna, di giorno, teneva abitualmente sulla porta. Quando Marcella, che era sul letto con la figlioletta Giada di 14 mesi, si è trovata di fronte i ladri ha reagito con forza, intraprendendo con loro una violenta colluttazione. L'omicida, per «punirla» della resistenza, con l'aiuto della complice, avrebbe tentato di stuprarla. Ma la strenua difesa di Marcella ha fatto precipare le cose. Così l'uomo ha sferrare i colpi di coltello che l'hanno uccisa. Anche lui è rimasto ferito a una mano. Mentre la donna era distesa sul pavimento della camera da letto, immersa in una pozza di sangue, e la figlioletta piangeva disperata sul letto, i due ladri le hanno calato gli slip e hanno adagiato una bottiglia di vetro tra le gambe. Secondo i militari per sfregio, o per depistare le indagini, o per lasciare un messaggio. Poi hanno rovistato casa, hanno arraffato una macchinetta fotografica, il portafogli della vittima e qualche altro oggetto. Un centinaio di euro di valore in tutto. Infine, l'uomo si è recato nel bagno, si è lavato le mani, probabilmente si è cambiato degli indumenti sporchi di sangue, li ha infilati in un borsone da rugby che apparteneva al compagno della vittima, Francesco Vincenzi, e si è allontanato con la complice. Marcella Rizzello fu trovata morta dal compagno intorno alle 13,30, al ritorno da Viterbo, dove si era recato per fare degli acquisti. Anche lui, in un primo momento, era tra i sospettati, ma l'alibi fornito agli inquirenti ha resistito a tutte le verifiche. Dopo tre msei, il caso sembrava irrisolvibile. La svolta nelle indagini - La svolta è arrivata mercoledì scorso, quando i carabinieri di Civita Castellana sono intervenuti per sedare una lite per gelosia finita coltellate. Due uomini, Giorgio De Vito, Napoletano, ufficialmente residente ad Aprilia (Latina) ma domiciliato da alcuni anni a Civita Castellana, e un operaio di 39 anni, residente a Fabrica di Roma, si erano affrontati per una donna, una polacca di circa 30 anni, che fino a poche settimane fa era la convivente del primo e che attualmente è la compagna del secondo. I due, feriti, furono arrestati. I carabinieri, ritenendo De Vito uno dei personaggi inserito nel lungo elenco dei possibili assassini di Marcella, hanno prelevato un campione del suo sangue per estrarne il Dna. Il Dna dell'uomo è risultato quindi compatibile con quello estratto da cinque campioni ematici trovati nella casa della vittima e non riconducibili a nessuna delle persone che l'avevano frequentata. Un suo paio di scarpe, inoltre, corrispondono alle nove impronte selezionate tra le centinaia trovate sul pavimento della casa. Infine, la macchinetta fotografica della giovane, è stata trovata nell'abitazione della madre di De Vito ad Aprilia. Il padre della vittima - «Se avessi saputo chi erano gli assassini, oggi non sarebbero in galera ma al cimitero. Ce li avrei mandati io. Spero che non escano più dal carcere. Che muoiano dentro». È lo sfogo di Pasquale Rizzello, padre di Marcella. «Ho perso una figlia, quindi non posso dire di essere felice, ma i carabinieri ci hanno fatto un grande regalo, che aiuterà mia moglie e me a essere meno angosciati. Oggi è San Pasquale, il mio onomastico. Gli investigatori, fermando i presunti gli assassini della mia Marcella, mi hanno fatto il regalo più bello del mondo», aggiunge. Alla domanda se avesse mai ipotizzato un epilogo del genere, risponde: «I carabinieri avevano subito intuito che Marcella era stata uccisa durante una rapina e anche che l'omicida potesse essere un balordo. Io mi sono sempre fidato di loro». Infine, il suo pensiero corre alla nipotina Giada, che oggi ha 18 mesi, sotto i cui occhi è stata uccisa la madre: «Giada sta bene, cresce bene. Vive un po' con il padre e un po' con noi. Facciamo tutto il possibile per farla stare serena. Certo - sottolinea - nessuno può essere in grado di sostituire la madre...». Il sindaco - «Esprimo la gratitudine dell'amministrazione provinciale e dei cittadini di Civita Castellana ai carabinieri e alla procura della Repubblica di Viterbo per essere riusciti ad individuare e a fermare i presunti assassini di Marcella Rizzello». È quanto ha dichiarato il sindaco di Civita Castellana, Gianluca Angelelli. «Sapere che gli autori di un delitto così efferato erano in libertà era un incubo per tutti noi. Gli inquirenti, lavorando in silenzio e tra mille difficoltà, sono riusciti a risolvere un caso complicatissimo. Per questo siamo loro particolarmente gradi». Infine, Angelelli rivolge un pensiero alla famiglia Rizzello: «Anche se il successo degli inquirenti non potrà restituire Marcella alla figlioletta Giada, al marito Francesco Vincenzi e ai genitori, spero che sia loro di conforto sapere che gli assassini sono stati assicurati alla giustizia».

Dai blog