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L'appello dei vescovi: la politica si occupi dei figli

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Bagnasco "Siamo al suidicio demografico, e il lavoro latita"

Eleonora Crisafulli
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"Il protrarsi della crisi economica mondiale si sta rivelando sorprendentemente tenace". Lo rivela, con preoccupazione, in occasione dell'Assemblea Generale dell'Episcopato Italiano, il presidente della Cei, Angelo Bagnasco, temendo che l'Italia possa trovarsi ad affrontare problemi analoghi a quelli di Portogallo e Spagna: "Se non mancano gli indici che danno ragionevolmente concretezza a previsioni anche ottimiste, nelle pieghe di questa evoluzione molti sono in sofferenza". Il lavoro - Per il cardinale, infatti, il problema principale non è quello dei conti pubblici ma "il lavoro che spesso oggi latita, creando situazioni di disagio pesante nell'ambito delle famiglie giovani e meno giovani, in ogni regione d'Italia, e con indici decisamente allarmanti nel Meridione. Il lavoro è tornato ad essere, dopo anni di ragionevoli speranze, una preoccupazione che angoscia e per la quale chiediamo un supplemento di sforzo e di cura all'intera classe dirigente del Paese: politici, imprenditori, banchieri e sindacalisti. Si dice che l'uscita dalla crisi non significherà nuova occupazione, il che pare una ragione decisiva per procedere, senza ulteriori indugi, a riforme che producano crescita, mettere il più possibile in campo risorse che finanzino gli investimenti, in altre parole potenziare le piccole e medie industrie, metterle in rete anche sul piano decisionale, qualificare il settore della ricerca e quello turistico, potenziare l'agricoltura e l'artigianato, sveltire la distribuzione, facilitare il mondo cooperativistico. Bisogna cioè rinforzare i soggetti che meglio esprimono le qualità del territorio e più possono assorbire e rimotivare leve del lavoro". Da parte sua la Chiesa "fa tutto ciò che può inventando anche canali nuovi di aiuto, senza che i precedenti siano nel frattempo messi fuori uso, ma è ovviamente troppo poco rispetto ai bisogni".   Intanto, "i provvedimenti ultimamente adottati in sede comunitaria", se "hanno da un lato arrestato lo scivolamento verso il peggio, di fatto stanno dall'altro imponendo nuove ristrettezze a tutti i cittadini". "Dinanzi a questo scenario non possiamo da parte nostra non chiedere ai responsabili di ogni parte politica di voler fare un passo in avanti, puntando come metodo ad un responsabile coinvolgimento di tutti nell'opera che si presenta sempre più ardua. I ruoli sono assegnati dalla libera determinazione dei cittadini, ma il concorso delle volontà in vista di risultati più efficaci è un obiettivo che va saggiamente e tenacemente perseguito. Lo pretende il rispetto che si deve ai cittadini". Suicidio demografico - Bagnasco chiede una politica più incisiva a favore delle famiglie: "L'Italia sta andando verso un lento suicidio demografico: oltre il 50 per cento delle famiglie oggi è senza figli, e tra quelle che ne hanno quasi la metà ne contemplano uno solo, il resto due, e solamente il 5,1 delle famiglie ha tre o più di tre figli. Sembra inutile evocare scenari preoccupanti, e certo non incoraggiante è ripetere previsioni peraltro già note sotto il profilo sociale e culturale. Urge una politica che sia orientata ai figli, che voglia da subito farsi carico di un equilibrato ricambio generazionale. Ci permettiamo di insistere con i responsabili della cosa pubblica affinché pongano in essere iniziative urgenti e incisive: questo è paradossalmente il momento per farlo". Pedofilia - Nel discorso di apertura dei lavori, il cardinale non evita di affrontare lo spinoso tema dei preti pedofili. "La pedofilia può essere anche una patologia ed è certamente peccato terrificante. Per questo, una persona che abusa di minori ha bisogno - nello stesso tempo - della giustizia, come della cura e della grazia. Tutte e tre sono necessarie, e senza confusioni o mistificazioni tra loro. Il perdono del peccato non guarisce automaticamente la malattia né sostituisce la giustizia" e ovviamente "la cura non sostituisce la pena, tanto meno può rimettere il peccato" mentre "la pena inflitta per il delitto non guarisce automaticamente né dà il perdono". Certo la consapevolezza di tutto questo è oggi più forte nella Chiesa, che mai ha sottovalutato il problema. "Direttive chiare e incalzanti, da tempo impartite dalla Santa Sede, confermano tutta la determinazione a fare verità fino ai necessari provvedimenti, una volta accertati i fatti.L'Episcopato Italiano ha prontamente recepito tali disposizioni, intensificando lo sforzo educativo nei riguardi dei candidati al sacerdozio e il rigore del discernimento servendosi anche delle migliori acquisizioni delle scienze umane, la vigilanza per prevenire situazioni non compatibili con la scelta di Dio e la dedizione al prossimo, una formazione permanente del clero adeguata alle sfide".

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